Il ministro della giustizia tedesco Heiko Maas sfida apertamente Google e chiede l’approvazione di misure volte a favorire la concorrenza nel settore delle ricerche online. Secondo l’esponente del governo di Berlino, si potrebbe anche richiedere a Google di rivelare i dettagli tecnici sul funzionamento del suo motore di ricerca ed, in particolare, dell’algoritmo di ranking utilizzato.
Nel vecchio continente, da anni, Google sta affrontando una serie di verifiche – promosse dalla Commissione Europea – volte ad evitare derive monopolistiche. Inserendosi sullo stesso solco, la Germania vuol conoscere i segreti del motore di Google parlando di un sempre più pressante bisogno di trasparenza.
Maas cavalca così la protesta dei concorrenti di Google e di quelle realtà editoriali, contraddistinte peraltro da una visione piuttosto miope del problema, che si sono spesso lamentate parlando di sottrazione indebita di contenuti da parte del motore di ricerca di Mountain View (ricordate la crociata contro il servizio Google News? La FIEG usa il pugno duro contro Google: “paghino”; Germania: Google News paghi per i contenuti ripubblicati).
Il ministro tedesco aggiunge che con una società che in Europa detiene oltre il 95% del mercato delle ricerche sul web non è possibile non usare precauzioni per evitare che il monopolio di fatto venutosi ormai a creare possa essere sfruttato per penalizzare soggetti terzi a vantaggio del proprio business.
È tuttavia impensabile, al netto delle verifiche in materia di concorrenza e libero mercato che sta svolgendo la Commissione Europea (Google, nuovo braccio di ferro con l’antitrust europea) si possa obbligare un’impresa privata a rivelare gli algoritmi alla base del funzionamento di un suo prodotto. Soprattutto perché, nel caso di Google, ciò avrebbe implicazioni che non sono state oggetto, adesso, di attenta valutazione. Avere informazioni certe sui criteri con cui il motore di ricerca definisce quali pagine web hanno titolo per figurare nei primi posti nelle SERP significherebbe porre l’informazione online nelle mani di chi, meglio organizzato economicamente, ha le risorse per ottimizzare i propri siti sulla base della “ricetta Google”. Allo stesso modo, le pagine dei risultati del motore di ricerca si popolerebbero sempre più di link a siti meno rilevanti od, addirittura, gestiti da chi mette in atto campagne spam.
Infine, Google sarebbe costretta a rivelare la formula che ha portato l’azienda al successo, gratis, alla concorrenza. Un po´ troppo, forse.
Siamo però certi che quelle tedesche siano semplici provocazioni. Anche perché nulla vieterebbe a Google, tecnicamente, di chiudere i rubinetti del motore di ricerca al Paese teutonico.