Dopo una procedura a dir poco insolita, la Corte generale dell’UE ha condannato la Commissione europea a pagare un risarcimento di 400 euro a un cittadino tedesco.
Questo, a quanto pare, usando l’opzione “Accedi con Facebook” per registrarsi a una conferenza online dell’UE, avrebbe poi visto la CE appropriarsi di dati sensibili come indirizzo IP nonché browser e dispositivi utilizzati. Secondo quanto sostenuto dai giudici, la CE ha trasferito i dati così ottenuti negli Stati Uniti, senza fornire adeguate garanzie al cittadino e dunque violando quanto sancito dall’ormai celebre GDPR.
Multa alla CE: sanzione simbolica per il principale organo esecutivo dell’UE
L’Unione Europea ha un sistema di leggi per la protezione della privacy alquanto ferree, talmente rigidi che, a quanto pare, ella stessa ha infranto tali norme.
D’altro canto, in questo contesto sono diversi i colossi tecnologici ad aver pagato cara la violazione del GPDR. Meta, per esempio, lo scorso anno ha dovuto pagare una multa da 263 milioni di dollari (poco meno di 255 milioni di euro).
In quel caso, la sentenza si basava su quanto avvenuto con Facebook nel 2018. All’epoca, i dati di tre milioni di cittadini UE sono stati rubati da cybercriminali a causa di un bug del noto social network Meta ha dovuto poi fare i conti anche con altre sanzioni anche più salate, alcune per le attività della compagnia nel territorio americano.
Al di là della sanzione simbolica della Corte UE nei confronti della CE, ciò dimostra come la privacy online sia ancora un contesto difficile da valutare. Di fatto, tanto i colossi tecnologici quanto le entità governative sembrano faticare non poco per capire come gestire in modo corretto i dati dei cittadini.