Nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2020, a causa dell’epidemia da COVID-19, si è registrata la chiusura di tutti i principali impianti produttivi di chip in silicio situati nell’estremo oriente. Così, negli Stati Uniti si sta pensando di spostare buona parte delle linee produttive sul suolo americano.
La Casa Bianca avrebbe avviato una serie di contatti non soltanto con Intel ma anche con TSMC, azienda taiwanese e maggiore produttore di chip per conto terzi, al fine di trasferire la produzione negli Stati Uniti.
Nonostante Oltreoceano la situazione legata alla diffusione del Coronavirus sia tutt’altro che sotto controllo (vedere le statistiche pubblicate in queste pagine), l’amministrazione Trump sembra voler continuare a preferire al lockdown la prosecuzione di molteplici attività d’impresa. E addirittura, stando a quanto riferisce il Wall Street Journal, il governo statunitense starebbe addirittura provando a sfruttare l’emergenza sanitaria in atto per indurre alcune tra le principali società a rivedere i propri asset rendendo allettante il trasferimento degli stabilimenti negli USA (anche a fronte di importanti incentivi statali).
Se la Casa Bianca riuscisse a portare sul suolo a stelle e strisce anche TSMC (con almeno un numero limitato di stabilimenti) parte della produzione di clienti quali AMD, NVidia e Qualcomm potrebbe essere delocalizzata negli Stati Uniti, proprio nel Paese dove hanno la sede principale quelle stesse società.
I portavoce di TSMC non hanno affatto escluso la possibilità di portare parte della produzione anche in altre nazioni, USA compresi. Al momento, però, non vi sarebbe ancora nulla di concreto.