Da tempo inviso all’industria discografica ed agli studio cinematografici, The Pirate Bay (TPB) torna a far parlare di sé. Dopo processi e tentativi di blocco che sono stati richiesti dalle procure di mezzo mondo, il sito che raccoglie collegamenti magnetici e file torrent attraverso i quali è possibile avviare la condivisione di ogni genere di file, non soltanto mostra di godere di buona salute ma cambia radicalmente la sua struttura guardando con convinzione all’approccio cloud.
Il team che si occupa dello sviluppo del sito ha infatti dato conto di un’importante modifica: a partire dalla giornata di ieri i server responsabili di far funzionare TPB non sono più in un’unica locazione ma sono sparsi in giro per il mondo. Il sito viene adesso gestito appoggiandosi alle risorse fornite da differenti fornitori e facendo ampio uso delle macchine virtuali.
Secondo quanto dichiarato, TPB è al momento gestito appoggiandosi a società che offrono servizi “cloud” in due diverse nazioni e che mettono a disposizione la possibilità di creare decine di istanze di macchine virtuali. “L’impiego di macchine virtuali consente di ridurre drasticamente i costi e la complessità della rete“, si spiega. “Grazie alla nuova struttura adottata, qualora un provider ci dovesse interrompere il servizio, fallisse oppure avesse problemi di connettività, noi dovremo soltanto acquistare nuovi server virtuali presso un altro fornitore. L’unica operazione da effettuare consisterà nel ricaricare le immagini delle macchine virtuali e riconfigurare il load balancer“.
Tutte le comunicazioni passano attraverso il load balancer, dispositivo che si occupa di bilanciare il carico tra i vari sistemi “in the cloud”, ed altri router anch’essi di proprietà di TPB. Il load balancer è una macchina server sprovvista di disco fisso che mantiene nella memoria RAM tutta la sua configurazione: “non è stato posizionato nelle stesse nazioni dove sono situate le macchine utilizzate da TPB“.
I responsabili di TPB aggiungono che tutte le comunicazioni fra il load balancer ed i server virtuali vengono crittografate. “Qualora un provider cloud dovesse realizzare di avere nella propria infrastruttura una o più macchine virtuali di TPB, non sarebbe comunque possibile raccogliere informazioni sul traffico o rilevare gli indirizzi IP degli utenti“.
Da TPB, con un atteggiamento critico nei confronti dei tentativi di blocco che sono stati sino ad oggi posti in essere, si è poi aggiunto che d’ora in avanti – in forza della nuova impostazione appena abbracciata – sarà più difficoltoso interrompere il servizio che funge da trampolino per il download di ogni genere di contenuti via BitTorrent. Spegnere una o più macchine virtuali, si precisa da TPB, non avrà impatto sulla struttura del sito nella sua interezza ed il contenuto dei dischi non potrà essere in alcun modo utilizzato perché completamente cifrato.
Altre informazioni sulle vicende che hanno riguardato TPB sono reperibili in questi articoli.