HPE (Hewlett Packard Enterprise) fa presente che altre sue unità SSD SCSI sono affette da un grave problema che ne mette a repentaglio il funzionamento dopo sole 40.000 ore di lavoro pari a nemmeno 5 anni.
Trattandosi di prodotti destinati al mondo business e ampiamente usati in ambito server, questa sorta di “data di scadenza” pone seri problemi per i professionisti e gli amministratori di sistema. Anche perché allo scadere delle 32.768 ore, i dati conservati negli SSD verrebbero persi.
Il problema era già emerso a novembre 2019 (HPE lancia l’allarme: alcuni SSD hanno una scadenza pari a 40.000 ore di lavoro) ma oggi i tecnici di HPE fanno presente che altre unità soffrono dello stesso bug (vedere questa pagina per la lista completa).
Fortunatamente, per risolvere il problema basta installare il firmware aggiornato (su tutte le unità che usano un firmware precedente a HPD7).
HPE afferma di aver scoperto l’esistenza del bug da un produttore di SSD ma chiarisce che nessuna delle unità affette dal problema è ancora divenuta inutilizzabile. Esaminando i numeri seriali, infatti, si è scoperto facilmente che si tratta di unità recenti, ancora lontane dal raggiungimento della soglia di 40.000 ore di funzionamento (i primi SSD potrebbero bloccarsi a partire da ottobre 2020).
Nel caso delle unità HPE, è possibile ricorrere all’utilità Smart Storage Administrator per conoscere l’esatto numero di ore di lavoro.
Il mese scorso Dell aveva confermato l’esistenza di un problema identico con alcuni modelli di SSD SanDisk, elencati a questo indirizzo. Anch’essi avrebbero potuto cessare di funzionare dopo 40.000 ore di lavoro. Non è quindi escluso, a questo punto, che altri modelli di SSD di altri produttori possano essere egualmente afflitti dallo stesso bug.