Il reportage pubblicato ieri dalla rivista statunitense Newsweek, anche nell’edizione online (vedere questa pagina per consultarne il testo integrale) è uno dei più chiari esempi di giornalismo morboso e sensazionalista. L’autrice del presunto “scoop”, Leah McGrath Goodman, sbatte in prima pagina il volto di un uomo – un cittadino americano di origini giapponesi – presentandolo come l’ideatore dell’algoritmo alla base del funzionamento di Bitcoin, quel Satoshi Nakamoto la cui identità era stata sino ad oggi celata.
Nell’ambiente Bitcoin era risaputo che Satoshi Nakamoto fosse uno pseudonimo, un “nickname” scelto nel 2008 dall’inventore della crittovaluta con lo scopo di tutelare la sua identità. Nakamoto, in collaborazione con altri sviluppatori, rilasciò nel 2009 la prima versione del software client Bitcoin per poi abbandonare la comunità nel 2010 lasciando la sua “eredità” nelle mani di Gavin Andresen.
La Goodman, credendo di poter realizzare uno scoop di elevato profilo, ha “inseguito” per settimane un pensionato californiano – Dorian Prentice Satoshi Nakamoto – decidendo poi di urlare ai quattro venti: “è lui l’inventore di Bitcoin, è proprio lui, Nakamoto“.
Con un comportamento al limite dello stalking, la giornalista non s’è fatta scrupolo a pubblicare non solo il nome e cognome del cittadino statunitense ma ha diffuso foto della sua abitazione, della sua autovettura (con tanto di targa in bella vista) e del suo esatto indirizzo di residenza (facilmente individuabile su Google Street View).
La reporter del Newsweek non si è insomma minimamente curata della privacy di un cittadino che – seppur laureato in fisica alla California State Polytechnic University, esperto in materia di crittografia e di sicurezza informatica in generale, in grado di vantare importanti collaborazioni con organi istituzionali – non ha neppure il tenore di vita di un multimilionario. Anzi, starebbe faticando anche per pagare il mutuo.
Quell’uomo, con la sua anonima giacchetta grigia ed il cappellino da baseball, è stato sbattuto in prima pagina senza minimamente pensare alle conseguenze. Fosse lui, il vero Nakamoto, la giornalista americana avrebbe così rivelato al mondo intero dove trovare le chiavi private per accedere a milioni di dollari in monete Bitcoin.
Testate di tutto il mondo, anche di gran blasone, hanno immediatamente fatto a gara per pubblicare il volto di Nakamoto. Andresen, chief scientist presso la fondazione Bitcoin, ha aspramente criticato l’articolo della Goodman evidenziando come abbia di fatto messo in pericolo persone che non c’entrano nulla con la moneta virtuale.
I’m disappointed Newsweek decided to dox the Nakamoto family, and regret talking to Leah.
— Gavin Andresen (@gavinandresen) 6 Marzo 2014
E nella pagina ufficiale del vero Satoshi Nakamoto, colui che creò Bitcoin, dopo anni di silenzio è comparsa una laconica frase: “I am not Dorian Nakamoto“, ovvero “l’inventore di Bitcoin non è il Dorian Nakamoto che avete pubblicizzato su Newsweek“.
Davvero si poteva ritenere che il pensionato californiano avesse potuto muovere l’equivalente di un miliardo di dollari in Bitcoin ossia il primo milione di monete prodotte nelle prime ore di vita del progetto e mai scambiate?
Per sapere cos’è e come funziona Bitcoin, suggeriamo la lettura del nostro articolo Come funziona Bitcoin e perché Apple non lo vuole.