Vi ricordate della messa al bando di Telegram voluta dalle autorità russe dopo il diniego, da parte di Pavel Durov, di condividere le chiavi per la decodifica dei messaggi degli utenti?
Quella mossa portò a spiacevoli conseguenze provocando il blocco di servizi che nulla avevano a che vedere con Telegram: La Russia blocca Telegram ma manda in crisi decine di servizi di terze parti.
Adesso è lo stesso Durov, ideatore della piattaforma di messaggistica Telegram, a tirare le prime somme e ad accorgersi, a suo dire, di quali aziende sono amiche e quali invece non possano considerarsi tali.
Da quando le autorità russe hanno chiesto ad Apple di rimuovere Telegram dal suo App Store, l’applicazione non risulta più aggiornabile. E se in Russia Telegram viene usato solo dal 7% dei residenti, Apple ha bloccato l’installazione e l’aggiornamento dell’applicazione da parte degli utenti in tutto il mondo dalla metà di aprile scorso.
Per chi avesse già installato Telegram sul suo iPhone, dal momento del rilascio di iOS 11.1.4, inoltre, alcune funzionalità dell’applicazione (come gli “adesivi”) non risultano più utilizzabili. E Telegram non ha modo di risolvere non potendo intervenire con la distribuzione di aggiornamenti risolutivi.
Durov lamenta anche l’impossibilità di adeguare l’applicazione al nuovo regolamento europeo in materia di tutela dei dati (GDPR) per tutti i possessori di dispositivi Apple che già adoperano Telegram.
Il numero uno di Telegram tiene a precisare che la sua azienda sta compiendo ogni sforzo possibile per risolvere la situazione e indurre Apple a “riaprire gli aggiornamenti”.
Sul Play Store di Google, invece, il problema non sussiste e Telegram rimane installabile e aggiornabile come sempre.
Aggiornamento: a partire da sabato 2 giugno 2018, Telegram è tornato disponibile sull’App Store di Apple. Lo ha confermato anche Pavel Durov ringraziando la Mela per la scelta.
Thank you @Apple and @tim_cook for letting us deliver the latest version of @telegram to millions of users, despite the recent setbacks.
— Pavel Durov (@durov) 1 giugno 2018