Oggi, intorno alle ore 21 italiane, si sarebbe dovuta tenere una storica udienza in tribunale. Apple avrebbe dovuto rendere conto della sua decisione di non rispettare un ordine di un giudice federale californiano.
Il caso è ovviamente quello legato al “no” di Apple in merito allo “sblocco” dell’iPhone 5C di uno degli attentatori di San Bernardino, Syed Rizwan Farook (vedere anche Le aziende che supportano Apple contro FBI e governo).
A pochi minuti di distanza dalle dichiarazioni di ieri di Tim Cook, che ribadiva la posizione di Apple con un “lo facciamo per tutti i nostri utenti“, è arrivata una nota dell’FBI con cui si richiedeva l’annullamento dell’audizione di quest’oggi.
Un “cambio di rotta” da parte de federali? Nient’affatto. L’FBI spiega invece di avere in mano gli strumenti per sbloccare il dispositivo mobile del terrorista, anche senza l’aiuto di Apple.
Si tratta di una tegola pesante che cade su Apple: se l’FBI fosse davvero riuscita nell’intento, significherebbe che il governo a stelle e strisce può contare su speciali risorse e gode del know-how per svolgere un’operazione che non dovrebbe essere possibile porre in essere.
Ancora non vi è una conferma ufficiale circa il successo dell’FBI nell’operazione di sblocco dell’iPhone ma la richiesta di annullamento dell’udienza è la cartina tornasole che le cose stanno andando così come programmato dai federali.
Non è ovviamente dato sapere quale sistema sia stato usato per sbloccare l’iPhone di uno dei responsabili della strage di San Bernardino.
Dalla Electronic Frontier Foundation (EFF) si ipotizza che l’FBI abbia potuto sfruttare una vulnerabilità sconosciuta sia ad Apple che “al grande pubblico”.
Il prossimo 5 aprile, comunque, gli inquirenti dovranno fornire ai magistrati un aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori. Chissà che non trapeli qualche dettaglio.