Si conclude positivamente, per Tesla, la verifica condotta dagli ispettori dell’ente per la sicurezza stradale USA (NHTSA, National Highway Traffic Safety Administration).
L’incidente fatale occorso nel mese di giugno 2016 a uno di tester di Tesla, Joshua Brown, non è stato causato dall’autopilota montato e attivo sulla Model S (Incidente fatale su una Tesla Model S con autopilota).
La NHTSA ha “scagionato” Tesla rilevando l’assenza di difetti sulla piattaforma per la guida autonoma parziale messa a disposizione dalla società di Elon Musk.
L’attuale impostazione prevede infatti che il conducente sia sempre vigile, pronto per intervenire in caso di necessità. Le mani devono essere mantenute sempre sul volante, anche con autopilota inserito e l’attenzione va mantenuta alta.
L’attuale implementazione dell’Autopilot di Tesla, seconda l’azienda a stelle e strisce, consentirebbe di ridurre gli incidenti del 50%.
Durante i test condotti dalla NHTSA, il risultato è stato inferiore ma comunque di tutto rispetto: numero di sinistri ridotto del 40%.
L’obiettivo di Tesla è quello di rendere l’autopilota ancora più “indipendente” e, entro la fine di quest’anno, rilasciarne una versione di “livello 5” che secondo SAE (il comitato internazionale che sviluppa linee guida per la realizzazione di veicoli autonomi) corrisponde a ciò che di meglio e più completo si può ottenere: un’auto capace davvero di “guidare da sola”: Tesla, auto completamente autonome entro il 2017.
Per il momento, chi acquista una vettura a guida autonoma viene sempre esortato a tenere le mani ben salde sul volante (diversamente, nel caso di Tesla, l’Autopilot viene automaticamente disabilitato). L’idea di base è che l’autopilota, almeno per il momento, deve intervenire in quelle situazioni di pericolo che il conducente non riesce a vedere o di cui non si accorge in tempo utile. Funzionalità come Tesla Autopilot vanno ancora considerate quindi come un “ausilio” più che come completi sostituiti del conducente in carne e ossa.