L'approvazione della nuova legge europea sul copyright e dei discussi articoli 11 e 13 si allontana

Non c'è accordo sul testo della nuova normativa e a questo punto è assai improbabile che gli Stati membri possano arrivare a una decisione finale prima delle elezioni europee di maggio.

Delle conseguenze di un’eventuale definitiva approvazione della nuova legge europea a tutela del copyright e in particolare degli articoli 11 e 13 abbiamo già abbondantemente parlato (vedere gli articoli Approvata la nuova direttiva europea sul copyright e Normativa europea a tutela del copyright: il motore di ricerca diventerà una landa deserta).

L’articolo 11, lo ricordiamo, prevede che gli editori online possano bussare alla porta di Google e degli aggregatori di notizie per pretendere corrispettivo economico al fine della riproduzione parziale di contenuti. Una sorta di “link tax” fantasiosa, anacronistica e secondo noi di fatto controproducente: ne abbiamo parlato nell’articolo La link tax ovvero la fantasiosa manovra per far pagare Google farà un buco nell’acqua.

L’articolo 13, invece, impone una serie di obblighi in capo a quelli che fino a ieri erano semplicemente “intermediari della comunicazione” e che con la nuova normativa sarebbero chiamati a monitorare ed eventualmente “censurare” tutti i contenuti oggetto di upload da parte degli utenti.


Oggi Consiglio, Parlamento e Commissione Europea avrebbero dovuto nuovamente riunirsi per decidere il destino della legge sul copyright ma tutto sembra essersi concluso con un “nulla di fatto”.
La presidenza rumena aveva proposto un testo modificato cercando l’approvazione degli altri Stati membri: il “via libera” non è arrivato con diversi Paesi – Italia, Germania, Belgio, Olanda, Finlandia, Slovenia, Polonia, Svezia, Croazia, Lussemburgo e Portogallo – che hanno preferito “puntare i piedi” ritenendo la soluzione nel suo complesso eccessivamente penalizzante e soprattutto potenzialmente lesiva dei diritti dei cittadini.

Il fronte del “no” è forte e compatto: oltre ai nomi come Google c’è EDiMA, associazione europea che rappresenta le principali piattaforme online come Airbnb, Allegro, Amazon EU, Apple, eBay, Expedia, Facebook, Google, King, Microsoft, Mozilla, Oath, OLX, Snap Inc., TripAdvisor, Twitter, Veon Digital e Yelp ma l’organizzazione Creative Commons e gli stessi Tim Berners-Lee, Vint Cerf, Bruce Schneier, Jimmy Wales e Mitch Kapor – giusto per fare qualche nome – hanno fortemente osteggiato la riforma ritenendola in grado minare le fondamenta della rete Internet così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi e trasformandola da una piattaforma aperta, volano per le attività di condivisione e per l’innovazione, in uno strumento per la sorveglianza di massa e il controllo degli utenti.

A questo punto è assai probabile che il banco salti: a maggio prossimo sono fissate le elezioni europee e gli osservatori ritengono inverosimile che gli Stati membri possano arrivare a un accordo entro quella data.

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