L’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) torna a parlare di pirateria digitale e lo fa per bocca del commissario Antonio Preto. Nelle ultime ore la stampa aveva pubblicato alcune dichiarazioni di Preto che aveva ipotizzato un nuovo regolamento antipirateria capace di ridurre drasticamente i tempi per la risoluzione delle controversie leagate alle violazioni dell’altrui diritto d’autore.
Secondo il commissario dell’Autorità italiana è ragionevole, a questo punto, venire incontro alle richieste dell’Europa cercando di chiudere i procedimenti per violazione di copyright in 35 giorni di tempo. L’idea sarebbe quella di promuovere interventi immediati perché – ha spiegato il commissario Preto – l’editore di una pellicola cinematografica o di un brano musicale accusano la maggior parte dei danni nei primi sette giorni dall’uscita dell’opera.
Per Preto, inoltre, non si deve puntare ad oscurare un intero sito web ma disabilire i link che portano gli utenti alle opere pubblicate e diffuse senza alcuna autorizzazione.
Diversamente da quanto riportato da parte della stampa nel corso delle ultime ore, Preto ha precisato che sino ad oggi non sarebbe stata presa alcuna decisione. In altre parole, l’AGCOM non avrebbe ancora messo sul tavolo una bozza di regolamento antipirateria. Il 24 maggio, quindi, contrariamente a quanto riportato da molte testate, non verrà presentato alcun regolamento: si terrà invece un convegno che vedrà la partecipazione di esperti nazionali ed internazionali. Sono “chiamati a discutere di questo tema e a fornire materiale utile a definire le linee di un possibile intervento in un confronto libero e trasparente“, ha osservato il commissario AGCOM.
L’argomento è estremamente delicato. A suo tempo, l’avvocato Guido Scorza aveva duramente criticato l’operato dell’AGCOM in materia di tutela del diritto d’autore spiegando come la bozza di regolamento presentata fosse tutt’altro che adeguata. Il punto non è certo dare il benestare alla pirateria digitale ma combatterla in modo serio senza penalizzare coloro che operano nella legalità ed astendendosi dall’adottare provvedimenti censori decisi senza l’intervento del Tribunale, era il punto di vista espresso da Scorza. Il punto più contestato è però sempre lo stesso. Scorza riteneva che l’AGCOM attribuisse a se stessa “una potestà regolamentare – e conseguentemente sanzionatoria – che non le compete anche in riferimento a contenuti diversi da quelli audiovisivi e a soggetti diversi dai fornitori di servizi media audiovisivi“. Secondo l’esperto, quindi, l’Autorità avrebbe potuto arrogarsi un potere di giudizio fatti i salvi i casi in cui una delle parti si rivolga al Giudice ordinario prima del completamento del procedimento.
L’AGCOM potrebbe poi bussare alle porte di Google per chiedere una remunerazione a vantaggio degli editori italiani sulla scia dell’accordo siglato in Francia (Google: 60 milioni di euro agli editori francesi. È accordo) e Belgio dal colosso di Mountain View (vedere anche l’articolo La FIEG usa il pugno duro contro Google: “paghino”).
Si preannuncia un’estate molto calda.