Foxconn, la società taiwanese operante in Cina, Stati Uniti e Giappone che produce componenti elettrici ed elettronici per aziende quali Apple, Motorola, Nokia, Sony, Microsoft, Nintendo, Dell ed Hewlett-Packard, ha comunicato in queste ore di essere in procinto di assumere 18.000 dipendenti per prepararsi alla produzione dell’iPhone 5. La dichiarazione resa ad una rete televisiva giapponese da parte di un dirigente di Foxconn ha immediatamente fatto il giro del mondo lasciando presagire, a breve, l’arrivo del nuovo smartphone Apple.
Stando ad ulteriori indiscrezioni che arriverebbero sempre da fonti interne a Foxconn, la prossima generazione di iPhone potrebbe debuttare sul mercato già nel prossimo mese di giugno. E nonostante il prossimo iPhone rappresenti la sesta generazione dei “melafonini“, buona parte dell’industria e dei media vi si riferisce con l’appellativo iPhone 5, che dev’essere comunque ufficializzato.
Di recente Foxconn è stata nell’occhio del ciclone a seguito della diffusione dei risultati di un’indagine promossa dalla “Fair Labor Association” (FLA), organizzazione senza scopo di lucro che difende i diritti sul lavoro coinvolgendo la società, le università e le organizzazioni civili con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro in tutto il mondo. FLA, nella sua attività di verifica e promozione delle leggi sul lavoro nazionali e internazionali, ha redatto un resoconto a tinte fosche relativamente a Foxconn. L’indagine era stata richiesta da Apple stessa ed ha fatto emergere numerose violazioni delle norme sul lavoro. Tanto da far dichiarare al presidente di Foxconn Terry Gou che i dipendenti d’ora in avanti (non prima, però, di luglio 2013) lavoreranno meno e percepiranno uno stipendio più alto.
Oltre alle indiscrezioni sul possibile lancio di iPhone 5, già si parla anche della prossima versione del sistema operativo che equipaggerà la nuova generazione dei dispositivi mobili a marchio Apple. In un’immagine di iOS 6 che sta circolando in Rete in queste ore (sulla quale, comunque, lo precisiamo, non c’è certezza sull’effettiva attendibilità), si nota chiaramente l’utilizzo delle mappe OpenStreetMap in luogo di quelle di Google. Se una prima virata verso il servizio collaborativo finalizzato alla creazione di mappe a contenuto libero si è già registrata (ved. questo articolo), Apple potrebbe essere intenzionata ad estromettere completamente Google Maps dai suoi dispositivi. E le tante misteriose acquisizioni messe a segno lo scorso anno da Apple nel settore delle mappe digitali potrebbero essere proprio il segno di qualcosa che bolle in pentola, conseguenza delle tensioni ingeneratesi tra l’azienda e Google.
Basti ricordare le parole al vetriolo che Steve Jobs pronunciò tempo fa, sfiancato dalla sua malattia: “distruggerò Android perché è un prodotto rubato. Farò una guerra termonucleare su questo” (ved. questo articolo).