Un altro progetto di Google giunge al capolinea: dal prossimo 5 gennaio Android Things Dashboard non permetterà più di registrare nuovi dispositivi.
L’azienda di Mountain View decide di porre fine a un’iniziativa lanciata nel 2016 ed evidentemente ritenuta poco remunerativa: Android Things 1.0, sistema operativo per l’Internet delle Cose in versione finale.
Inizialmente conosciuto con l’appellativo Brillo, Android Things ha aiutato sviluppatori e maker di tutto il mondo a realizzare progetti basati sui dispositivi per l’Internet delle Cose servendosi di strumenti come Android Studio.
Android Things è (pardon, “era”…) una versione ridotta del sistema operativo di Google appositamente progettata per il mondo IoT, utile per mettere in comunicazione tra loro e far dialogare in rete dispositivi economici come sensori e altri device smart.
L’idea era quella di sfruttare la leva Android per rendere i prodotti IoT più compatibili fra loro grazie a un solido e completo pacchetto SDK oltre che alla possibilità di connetterli direttamente alla piattaforma cloud di Google.
Il problema di Android Things era che i dispositivi basati su questo sistema operativo evidenziavano un maggior consumo energetico e risultavano complessivamente più pesanti lato software rispetto ad altre soluzioni. Google ha provato a rendere più leggero Android Things senza però ottenere i risultati sperati. Tanto che, almeno per quanto ne sappiamo, neppure Google stessa ha mai realizzato un suo dispositivo utilizzando Android Things.
I suoi stessi display smart e gli speaker intelligenti poggiano su una versione modificata della piattaforma Google Cast.
Così, come confermato in questa FAQ, Google ha deciso di abbandonare definitivamente il progetto Android Things. Se dal prossimo 5 gennaio non verranno più accettati nuovi dispositivi, dal 5 gennaio 2022 tutti i progetti e le informazioni ancora presenti saranno automaticamente rimosse.