Per Intel, la temporanea inabilità a mantenere il passo con quanto enunciato nella famosa legge di Moore, è stato motivo di imbarazzo. La società californiana, però, sembra essere decisa a recuperare il terreno perduto evidenziando come la legge di Moore sia ancora valida ed attuale.
Come spiegato nell’articolo La legge di Moore compie 50 anni: che cos’è, che pubblicammo lo scorso aprile, la legge sulla quale Intel ha di fatto fondato il proprio business ha cominciato a sentire il peso degli anni.
La società di Santa Clara, così come le concorrenti, si è infatti dovuta scontrare con i limiti prettamente fisici (l’inserimento di un numero sempre maggiore di transistor in un processore, implica una incisiva riduzione delle dimensioni).
Il balzo in avanti in termini di numero di transistor e la corrispondente riduzione dei costi hanno subìto uno stop con il processo produttivo dei microprocessori Intel a 14 nm.
Per rilanciarsi, Intel ha progressivamente abbandonato lo storico approccio “tick-tock”, introdotto nel 2005, per lo sviluppo dei suoi processori.
Quest’anno Intel ha sorpreso gli analisti con l’utilizzo del nuovo approccio Kaby Lake utilizzato sia per i processori Broadwell che per gli Skylake a 14 nm.
Bill Holt, vice presidente esecutivo e general manager di Intel, ha tuttavia appena confermato che l’azienda sta spingendo molto sui processi costruttivi a 10 e 7 nm che permetteranno di rientrare nei “parametri” della legge di Moore.
I primi chip a 10 nm, come chiarito da Holt, arriveranno nel 2017 e già vi viene fatto riferimento con l’appellativo di Cannonlake.
Nel 2011, spiega poi Holt, Intel aveva previsto uno stanziamento di 104 miliardi di dollari in dieci anni per la realizzazione e lo sviluppo dei suoi prodotti. Tale valutazione è cresciuta fino a 270 miliardi di dollari con la stima aggiornata di quest’anno.
“I costi per la ricerca e lo sviluppo sono lievitati“, ha osservato Holt. “Questo però non ci impedirà di adeguarci alla legge di Moore“.
L’azienda sta lavorando anche a soluzioni tecniche e tecnologiche alternative all’impiego del silicio. Per quanto riguarda i chip da usare sui dispositivi mobili, Intel potrebbe in futuro utilizzare componenti in nitruro di gallo (GaN) che, stando a quanto dichiarato, permetterebbero di offrire prodotti più performanti ma, allo stesso tempo, meno esigenti dal punto di vista dei consumi energetici.
Le ricerche dei tecnici di Intel, poi, si stanno concentrando su nanofili, sulle memorie RRAM (resistive random access memory), in cui l’informazione memorizzata è associata alla resistenza di un sottile film di materiale commutabile elettricamente, e sulla spintronica.