Saltare a pié pari la quinta generazione di processori (Broadwell) in ambito PC è stato un errore. A sostenerlo è Kirk Skaugen, uno dei manager più in vista di Intel, che ammette come dal momento del ritiro definitivo di Windows XP (aprile 2014) Intel non abbia offerto motivi concreti per spronare l’utenza all’aggiornamento delle macchine.
L’azienda di Santa Clara ha quindi lasciato gli utenti desktop con un ridotto ventaglio di scelta, per lungo tempo limitato alle CPU di quarta generazione Haswell risalenti al 2013. Solamente quest’estate Intel ha lanciato due CPU Broadwell per sistemi desktop presentando poi, poco tempo dopo, la nuova gamma di processori Skylake di sesta generazione.
Intel ha concluso che in un mercato che vale 10 miliardi di dollari è bene non fare troppi “esperimenti”. La lezione appresa con il mancato rilascio dei processori Broadwell per PC desktop è davvero servita.