Intel potrebbe comprare GlobalFoundries per 30 miliardi di dollari

Intel si accinge a rafforzare la sua produzione di chip in un momento critico per l'intera industria di semiconduttori con l'acquisto di GlobalFoundries. L'incognita antitrust.

L’ipotesi della possibile acquisizione della nota azienda di semiconduttori GlobalFoundries da parte di Intel era nell’aria da tempo. Così, stando alle fonti del Wall Street Journal, la società di Santa Clara avrebbe già messo sul piatto 30 miliardi di dollari.

Per fatturato GlobalFoundries è la più grande azienda al mondo che produce in proprio semiconduttori dopo TSMC ed è proprietaria di diverse grandi fabbriche in Asia, Stati Uniti ed Europa. Nel vecchio continente gestisce quello che è il più esteso stabilimento europeo di semiconduttori: si trova in Germania, nella città di Dresda.

Come TSMC anche GlobalFoundries lavora su commissione realizzando chip per conto terzi attenendosi al design loro consegnato.

GlobalFoundries era anni fa di proprietà di AMD ma la società di Sunnyvale ha dovuto venderla per tagliare i costi quando stava attraversando il peggior periodo della sua storia dal punto di vista finanziario. Da allora AMD e GlobalFoundries hanno tuttavia mantenuto un accordo strategico per la fornitura di chip.
Si tratta di un aspetto da non sottovalutare perché se davvero Intel acquistasse GlobalFoundries potrebbero presentarsi alcuni problemi in materia di concorrenza che le varie autorità antitrust si troverebbero ad esaminare.

Intel naviga oggi in una situazione “strana”. Con Pat Gelsinger al timone Intel ha già avviato un’operazione di radicale rinnovamento con cui intende mettersi alle spalle i problemi e i ritardi legati al complicato passaggio al nodo produttivo a 10 nm oltre che rispondere in maniera più convincente all’ascesa di AMD con la sua offerta Ryzen, Threadripper ed EPYC. Sia AMD che Intel, comunque, si vedono minacciate nel medio termine dal progressivo interesse per le architetture ARM e, in futuro, RISC-V in ambito data center, server e anche nel segmento dei PC.

Allo stesso tempo, come chiaramente ammesso da Gelsinger, Intel vede una nuova opportunità di business a fronte all’attuale carenza di chip che sta strangolando l’industria tecnologica. E si sa già che l’azienda intende ampliare la sua produzione iniziando a realizzare anche chip ARM e RISC-V per conto di altri committenti. Con SiFive c’è già un progetto incentrato su RISC-V.

La mossa di Apple che ha abbandonato la piattaforma x86 per passare ad ARM ha provocato un vero terremoto nel settore, anche perché – complice l’imminente disponibilità della versione ARM64 di Windows 11 – tanti produttori di PC potrebbero seguire le orme della Mela.
E la stessa NVidia “morde” sempre più con le sue GPGPU per le applicazioni di intelligenza artificiale, deep learning e high performance computing.

Consapevole della situazione Gelsinger ha annunciato l’iniziativa Intel IDM 2.0, uno dei più grandi cambiamenti nella strategia aziendale dell’azienda.
Sulla base di quanto stabilito Intel migliorerà la sua produzione interna in modo da ridurre i problemi attuali, si appoggerà a fonderie come TSMC, Samsung e GlobalFoundries per alcuni prodotti destinati consumatori e aziende, diventerà una fonderia aprendosi alla produzione di chip per i vari partner.

L’acquisto di GlobalFoundries permetterebbe a Intel di accelerare la sua strategia. Una mossa che garantirebbe all’azienda un maggiore margine di manovra per la produzione dei suoi chip velocizzando al tempo stesso l’ingresso nel mercato come produttore per conto terzi in un momento in cui la domanda di semiconduttori è a livelli record, non solo per realizzare prodotti tecnologici ma anche in altri settori come l’industria automobilistica.

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