“Abbiamo delle idee davvero rivoluzionarie che cambieranno lo scenario della lotta contro il malware“. Così ha esordito Justin Rattner, CTO di Intel commentando alcune novità tecniche allo studio nei laboratori della società guidata da Paul Otellini. “Stiamo per assistere ad un enorme passo in avanti per ciò che riguarda l’abilità dei dispositivi futuri, siano essi personal computer, smartphone, tablet o “televisori intelligenti” nel difendersi dagli attacchi informatici“, ha aggiunto Rattner chiarendo un punto fermo della tecnologia sulla quale Intel sta riponendo molti sforzi: non si utilizzeranno meccanismi di rilevazione del malware basati sulle firme virali (“signature“).
Sarà insomma l’hardware a farsi carico del processo di individuazione e neutralizzazione di eventuali tentativi d’infezione ma non è chiaro se sarà comunque indispensabile l’interazione con un componente software. Rattner si spinge più avanti assicurando che il sistema di protezione di Intel difenderà il sistema da tutte le aggressioni “zero-day” ossia quelle che sfruttano vulnerabilità lato software per le quali non sono disponibili patch risolutive.
La chiave di volta consisterà nel verificare la piena affidabilità della tecnologia che Intel sta sviluppando ed ottimizzando. Essa dovrà operare in modo trasparente, senza causare “falsi positivi” ossia evitando di lanciare allarmi ingiustificati nel caso in cui abbia a che fare con software assolutamente legittimi. Misure di sicurezza implementate in hardware possono essere certamente più solide e più performanti in molteplici situazioni ma sono solitamente piuttosto lontate dal livello di flessibilità garantito da una soluzione software.
Rattner ha puntualizzato che i ricercatori di Intel hanno iniziato a lavorare sul sistema di protezione in hardware prima dell’acquisizione di McAfee, messa a segno lo scorso agosto (ved. questa notizia).