Tempo fa ben pochi ci avrebbero creduto. Eppure la notizia del giorno è che Intel investe in ARM. In realtà molte cose sono cambiate da quando il CEO dell’azienda di Santa Clara, Pat Gelsinger, ha annunciato la nuova strategia IDM 2.0 con Intel che produce chip per conto terzi.
IDM sta per “Integrated Device Manufacturer“: Intel è direttamente coinvolta nella progettazione e fabbricazione dei chip, presso i propri stabilimenti, per i clienti partner che ne fanno richiesta. Si tratta di una strategia chiave per l’azienda che mira così a rimanere competitiva e rafforzare la sua posizione nel settore dei semiconduttori.
Già ad aprile 2023 Intel e ARM avevano firmato un accordo multigenerazionale che vede la società di Gelsinger impegnata nella realizzazione di chip ARM moderni, basati sul nuovissimo processo a 18 angstrom (1,8 nanometri).
Con l’introduzione della strategia IDM 2.0, Intel ha creato l’unità separata IFS (Intel Foundry Services) dedicata alla produzione di semiconduttori su commissione per terze parti. Questa divisione offre servizi di produzione di chip avanzati a clienti esterni che desiderano sfruttare le capacità di produzione di Intel per creare i propri semiconduttori personalizzati. IFS permette ad altri produttori di chip di usufruire dell’infrastruttura di produzione Intel per realizzare i loro prodotti.
Intel decide di investire su ARM: ecco perché
Durante l’evento Goldman Sachs Communacopia & Technology Conference, Stuart Pann, vice presidente senior e general manager dei servizi di fonderia Intel, ha annunciato che la sua azienda si accinge a partecipare attivamente alla IPO di ARM, operazione con cui la proprietà SoftBank cede parte delle “redini” a un gruppo di investitori e azionisti.
Pann ha spiegato che per Intel l’investimento in ARM è di importanza cruciale, sia in ottica IDM che per l’unità specializzata nei dispositivi FPGA (ex Altera).
Il set di istruzioni ARM è adottato in una vastissima gamma di applicazioni. L’ISA ARM era utilizzata per microcontrollori, processori semplici e SoC destinati agli smartphone e ad altre tipologie di dispositivi mobili. Oggi chip basati sull’architettura ARM alimentano anche sistemi desktop, notebook e server. Tanto che i design sviluppati dalla società britannica si stanno sempre più facendo largo nel redditizio ambito dei data center.
Abbiamo detto che nella gara tra chip x86-64 e ARM64 non conta il set di istruzioni: un’ISA non è intrinsecamente migliore di un’altra. Ciò che fa la differenza è il design delle CPU e le ottimizzazioni inserite in fase progettuale. Lo spieghiamo nell’articolo.
La società guidata da Pat Gelsinger scopre le carte e conferma l’interesse per ARM e RISC-V
Ciò evidenziato, tuttavia, va tenuto presente che l’80% dei wafer TSMC è utilizzato per realizzare un chip ARM. Lo ha dichiarato Pann che aggiunge: “il fatto che la nostra organizzazione stia abbracciando ARM a questo livello, investendo in ARM e facendo partnership con ARM dovrebbe darvi un segnale che siamo assolutamente seri riguardo a questo aspetto. Perché se non si sta lavorando con ARM, non si può essere un fornitore di soluzioni di fonderia“.
Per quanto riguarda i suoi prodotti, come i processori Core e CPU Xeon, Intel fa affidamento sull’architettura x86 e ha una roadmap, come abbiamo visto più volte, che guarda al futuro. Con IFS, tuttavia, Intel affronta il tema della realizzazione di chip per altri soggetti. In quest’ambito ARM e RISC-V faranno la parte del leone.
D’altra parte, come abbiamo evidenziato in uno degli articoli citati in precedenza, sia ARM64 che x86-64 sentono ormai il peso degli anni, con tante caratteristiche legacy che ne appesantiscono significativamente il funzionamento. È quindi opportuno diversificare e salire per tempo sul treno RISC-V, per esempio.
Confermando l’interesse per RISC-V, al momento Intel vuole rinsaldare la collaborazione con ARM diventando azionista della società (anche se SoftBank sembra non voler vendere più del 10% delle quote). “ARM ha interessi in molteplici settori, e sono stati un partner eccezionale“, chiosa Pann.