La fondazione di Intel risale a molto tempo prima rispetto a quella di colossi come Apple e Microsoft. Era il 18 luglio 1968, ben 55 anni fa, quando Robert Noyce and Gordon Moore decisero di dare vita a un’impresa che riflettesse il loro impegno nell’innovazione continua. Intel nacque a Mountain View, in California, per volontà dei due imprenditori, entrambi ex dipendenti di Fairchild Semiconductor, un’azienda leader nel settore dei semiconduttori dell’epoca.
Robert Noyce è stato uno dei co-inventori del circuito integrato o microchip monolitico (nel 1959), ed è considerato uno dei “padri fondatori” nel settore dei semiconduttori. Da Gordon Moore discende la legge di Moore, che per decenni ha guidato l’innovazione nel settore dei microchip, la corsa alla miniaturizzazione dei transistor e la continua evoluzione dei processi produttivi.
Nel 1968, Noyce e Moore scelsero il nome Intel come abbreviazione di Integrated Electronics (Elettronica Integrata) per riflettere la loro attenzione ai circuiti integrati. In realtà, almeno inizialmente, la nuova azienda fu battezzata NM Electronics, dalle iniziali dei cognomi di Noyce e Moore ma la denominazione fu presto sostituita con Intel. Il logo aziendale, di colore blu e con il celeberrimo font sans-serif, fu anch’esso inventato dal duo Noyce-Moore. È rimasto inalterato per anni: solo nel 2005 subì una piccola revisione.
L’attuale logo di Intel somiglia molto a quello originale: la differenza più evidente consiste nel fatto che la “e” non è più spostata rispetto alle altre ma risulta allineata.
L’obiettivo era quello di cogliere al balzo le opportunità che si stavano aprendo proprio nel settore dei semiconduttori. A investire sul progetto, c’era anche una terza persona ovvero il venture capitalist Arthur Rock che contribuì iniettando capitale in quella che era considerata una società dall’elevato potenziale di crescita.
Chip di memoria 3101 Schottky: il primo prodotto della storia di Intel
L’anno seguente, nel 1969, Intel rilasciò uno dei primi chip di memoria a semiconduttore. Basato sulla tecnologia Schottky TTL (Transistor-Transistor Logic), il chip 3101 Schottky era un dispositivo di memoria statica a 64 bit, suddivisi in quattro parole di 16 bit ciascuna. Era un prodotto evoluto per l’epoca in quanto offriva migliori prestazioni a fronte di una minore dissipazione di potenza rispetto ad altre tecnologie. La memoria 3101 Schottky era progettata per l’uso in applicazioni di memoria a buffer, ad esempio nei mainframe e nei minicomputer.
Il chip di memoria 3101 Schottky ha avuto un impatto significativo nel settore dei semiconduttori, poiché ha reso possibile l’implementazione di memorie più veloci e più efficienti in una singola soluzione a stato solido. Ha contribuito allo sviluppo dei primi sistemi informatici e ha aperto la strada a future innovazioni nel campo delle memorie a semiconduttore.
Il microprocessore Intel 4004, lanciato a fine 1971, e poi l’8008 dell’anno seguente
Il 15 novembre 1971, Intel lanciò il suo microprocessore 4004: è stato il primo chip del suo genere programmabile per svolgere diverse attività in ambito software, senza inserire le funzionalità a livello di chip. Da quel momento si iniziò infatti a usare l’espressione general-purpose, a conferma che il processore inventato da Intel poteva essere adattato a qualunque utilizzo con un approccio adattabile alle varie esigenze, senza più dover ricorrere ad un costoso hardware progettato su misura.
Il microchip Intel 4004 poteva essere prodotto in serie quindi programmato per eseguire diverse funzioni. Un cambiamento epocale che rese l’informatica più alla portata di tutti, con la programmazione che diventava decisamente più economica e implementabile su larga scala, aprendo la strada all’era moderna.
L’anno seguente fu la volta del processore Intel 8008: pose una vera e propria pietra miliare contribuendo a far sbocciare il business dei personal computer. Mentre il 4004 era un processore a 4 bit, 8008 presentava un’architettura a 8 bit, consentendo una maggiore capacità di elaborazione e una maggiore precisione nei calcoli. I registri aggiuntivi, la frequenza di clock più alta e altre caratteristiche miglioravano le prestazioni complessive e consentivano elaborazioni più evolute.
Il lavoro sulle memorie DRAM
Nel frattempo, gli ingegneri di Intel svilupparono e lanciarono le prime RAM dinamiche (DRAM) commerciali. Le DRAM sono state fondamentali nello sviluppo di sistemi di memorizzazione ad alta capacità: il primo modello risale al 1970 e sostituiva le memorie a nucleo magnetico inizialmente presentate dall’azienda.
Il passaggio ai 16 bit con Intel 8086
Nel segmento dei microprocessori, il vero balzo in avanti arrivò con la presentazione degli Intel 8080 nel 1974 e 8086 nel 1978: di recente è stata svolta un’accurata attività di reverse engineering dell’Intel 8086. Si tratta dei processori che anticiparono l’arrivo delle CPU poi apparse sul mercato negli anni ’80: presentate prima da IBM per poi debuttare nei primi PC “cloni” di quelli lanciati da Big Blue.
Intel 8086 è un processore a 16 bit (in un altro articolo abbiamo visto le differenze tra processori a 8, 16, 32 e 64 bit), il che significa che può elaborare dati in unità di 16 bit alla volta. Il predecessore, Intel 8080, si fermava infatti ancora una volta a 8 bit. La frequenza di clock poteva arrivare, nel caso dell’8086, fino a 10 MHz mentre la capacità di indirizzamento era di 20 bit, riuscendo a indirizzare fino a 1 MB di memoria.
Lo stesso set di istruzioni era molto più ampio rispetto all’Intel 8080, con il supporto per operazioni aritmetiche e logiche complesse, gestione delle stringhe, operazioni di I/O e altro ancora.
Come accennato in precedenza, l’8086 è il predecessore del famoso processore Intel 8088 utilizzato nell’IBM PC originale. Quest’ultimo ha avuto il merito di dare un forte impulso all’era dei personal computer.
Intel non abbandona la piattaforma x86 ma si guarda intorno
Intel ha storicamente scommesso sull’architettura x86, come AMD, anche se da alcuni anni offre il suo know-how e la sua capacità produttiva al fine di realizzare chip basati su ARM e RISC-V per conto terzi. Si tratta della strategia Intel Device Manufacturing 2.0 sulla quale ha deciso di investire tanto il CEO Pat Gelsinger e che di recente è stata protagonista di uno storico accordo multigenerazionale tra Intel e ARM per la produzione di chip. Anche perché il set di istruzioni come x86-64 o ARM64 non conta nella gara tra chip.
La timeline della storia di Intel raccoglie, una dopo l’altra, tutte le innovazioni presentate dalla multinazionale statunitense e offre una serie di immagini che aiutano a ripercorrere le evoluzioni tecnologiche susseguitesi fino ai giorni nostri.
Gli ultimi anni hanno segnato il passaggio di Intel ad architetture ibride e all’approccio multichip (MCM) con l’utilizzo dei chiplet (chiamati tile dall’azienda di Gelsinger) divenuto sempre più protagonista. Di recente abbiamo visto cosa sono i chiplet e perché, secondo molti, sono destinati a riportare in auge la legge di Moore.
L’immagine in apertura è di Intel.