Intel, bloccata la vendita di alcuni processori: ecco cos'è successo

La Germania decide per il blocco delle vendite di alcuni processori a marchio Intel accogliendo la tesi di un'azienda statunitense che lamentava la violazione di un suo brevetto. La società di Pat Gelsinger pronta a presentare ricorso, anche a tutela dei partner e dei clienti.

Secondo il tribunale regionale di Düsseldorf, in Germania, Intel avrebbe effettivamente violato un brevetto di proprietà di R2 Semiconductor, azienda con sede negli USA, stabilendo quindi il divieto di vendita di alcuni processori. La proprietà intellettuale che la società di Pat Gelsinger avrebbe utilizzato senza autorizzazione, ha a che fare con la tecnologia di regolazione della tensione di lavoro dei suoi chip.

La pietra dello scandalo, in particolare, ha a che fare con la tecnologia FIVR (Fully Integrated Voltage Regulator). Si tratta di una soluzione avanzata di regolazione della tensione integrata all’interno di un processore. Invece di utilizzare componenti esterni dedicati per gestire le tensioni, con FIVR tutti gli interventi possono avvenire direttamente all’interno del chip. Un approccio che, evidentemente, assicura diversi vantaggi in termini di efficienza energetica, prestazioni e dimensioni fisiche.

R2 Semiconductor sostiene che i processori Intel delle serie Core Ice Lake, Tiger Lake, Alder Lake e Xeon Scalable ‘Ice Lake Server’, così come i laptop e i server basati su tali chip, non rispettino i suoi brevetti.

Bloccata la vendita di alcuni processori Intel in Germania: l’azienda passa al contrattacco

Intel si è strenuamente opposta alle accuse ritenendo che la controparte fosse nel torto e sostenendo che un eventuale “bando” dei processori in questione sarebbe stato una misura sproporzionata. I giudici, invece, hanno accolto le ragioni di R2 Semiconductor confermando l’interruzione delle vendite dei processori indicati nella vertenza legale e prescrivendo il richiamo dei prodotti su di essi basati.

Intel, ovviamente, ha deciso di presentare appello contestando punto per punto i temi sollevati dalla controparte. Anche perché, sostiene l’azienda di Santa Clara, il “brevetto della discordia” sventolato da R2 Semiconductor risulta ormai invalidato negli USA. E, come dichiarato al Financial Times, secondo Intel realtà come R2 Semiconductornon dovrebbero essere autorizzate a ottenere divieti sui processori e su altri componenti critici a scapito dei consumatori, dei lavoratori, della sicurezza nazionale e dell’economia“.

Nel frattempo, la produzione di molti modelli di processori Ice Lake e Tiger Lake non è più attiva: ciò fa parte del naturale ciclo di vita dei chip di Intel, via via sostituiti da generazioni più recenti e performanti. Il divieto di vendita imposto dai giudici tedeschi in Germania, quindi, non danneggerà significativamente Intel e i suoi partner. Alcuni PC continuano tuttavia a utilizzare processori Intel Core Alder Lake di 12esima generazione e le versioni boxed sono ancora disponibili sul mercato.

La buona notizia è che i processori Intel più recenti non sono in alcun modo interessati da ordini restrittivi: si pensi, ad esempio, ai Core Raptor Lake, ai Raptor Lake Refresh, ai Core Ultra Meteor Lake. Le vendite di queste CPU possono quindi proseguire normalmente, non essendo dispositivi oggetto di contestazione.

Le tesi dell’accusa: R2 Semiconductor plaude al risultato ottenuto e spiega le sue ragioni

Da parte sua, R2 Semiconductor si dichiara soddisfatta della decisione del tribunale tedesco. Il CEO dell’azienda, David Fisher, sembra riportare alla luce vecchie ruggini: “R2 sviluppa proprietà intellettuale nel settore dei semiconduttori, in modo simile ad ARM e Rambus, da oltre 15 anni. Intel è intimamente familiare con il business di R2: le due aziende erano nelle fasi finali di un investimento da parte di Intel in R2 nel 2015, quando Intel ha unilateralmente interrotto il processo“.

Sempre secondo R2, l’azienda aveva a suo tempo richiesto informazioni a Intel in modo da verificare l’approccio della società di Gelsinger all’utilizzo della tecnologia FIVR. Ricevendo una comunicazione dai legali dell’azienda, R2 ha ritenuto che Intel stesso usando un brevetto senza attribuzione o compensazione economica.

Da un lato Intel affibbia l’appellativo di patent troll a R2; dall’altro c’è R2 che sostiene come Intel sia l’unica azienda mai accusata di violazione dei suoi brevetti.

Credit immagine in apertura: iStock.com – JasonDoiy

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