Ci sono meno di quattro miliardi di indirizzi IPv4 disponibili per l’uso e praticamente la totalità di essi è già assegnata a soggetti che se ne servono a vario titolo. L’introduzione di IPv6 (Internet Protocol v6), protocollo sempre più utilizzato a livello mondiale, permette di far fronte a questa penuria di indirizzi. Blocchi di indirizzi IP sono stati assegnati nel corso degli anni a vari soggetti, entità che soddisfano determinati criteri e requisiti.
La carenza globale di indirizzi IPv4, li ha trasformati in una “merce rara” tanto che ciascun indirizzo nella classica notazione decimale puntata può fruttare tra i 15 e i 25 euro circa sul mercato.
Alcuni provider italiani, soprattutto quelli che hanno avviato le loro attività più di recente, si servono di tecniche come CGNAT e MAP-T per “allungare la vita” a IPv4, condividendo gli IP disponibili tra più abbonati.
Traffico di indirizzi IPv4: CEO di un’azienda statunitense condannato a 5 anni di carcere
Il noto giornalista e reporter investigativo Brian Krebs racconta la storia di Amir Golestan, CEO di una società tecnologica con sede nella Carolina del Sud (USA). Dopo aver rigettato tutte le accuse inizialmente rivoltegli, a novembre 2021 Golestan si è dichiarato colpevole dei 20 reati a lui ascritti.
Golestan ha subìto quindi una condanna a 5 anni di carcere per frode telematica, in particolare per aver ottenuto in modo fraudolento oltre 735.000 indirizzi IPv4. Il manager avrebbe infatti costituito un’elaborata rete di aziende per trarre in inganno i responsabili di ARIN (American Registry for Internet Numbers), organizzazione senza scopo di lucro che sovraintende le procedura di assegnazione della titolarità degli indirizzi IP in USA, Canada e in alcune parti dei Caraibi. L’attività delle società fantasma era sostenuta attraverso la produzione di dichiarazioni giurate a nome di persone che in realtà non esistono.
Il governo statunitense ha di conseguenza contestato a Golestan 20 capi di imputazione per frode telematica, uno per ogni pagamento effettuato dalle aziende fasulle che acquistavano gli indirizzi IP da ARIN. Così, costruendo una maglia di aziende di fatto inesistenti, il CEO sarebbe riuscito a tenere per sé centinaia di migliaia di indirizzi IPv4 per poi rivenderli a terzi. I pubblici ministeri hanno stimato che questi indirizzi avevano un valore compreso tra 10 e 14 milioni di dollari.
Le truffe ai Registri Internet regionali possono costare molto caro
In una dichiarazione resa in queste ore, i portavoce di ARIN hanno commentato che la sentenza emessa dal giudice della Carolina del Sud a carico di Golestan fungerà da deterrente per coloro che stanno studiando schemi fraudolenti per ottenere o trasferire risorse Internet. “Coloro che cercano di truffare ARIN o altri Registri Internet regionali sono soggetti a costose e serie controversie civili, accuse penali e, in ultima analisi, a una lunga pena detentiva“, aggiungono i portavoce di ARIN evidenziando che le truffe legate alla richiesta di indirizzi IP non vanno prese alla leggera.
In Europa l’organizzazione che sovraintende l’assegnazione degli indirizzi IP è il RIPE NCC (Réseaux IP Européens Network Coordination Centre), con sede principale ad Amsterdam, nei Paesi Bassi.
Golestan ha venduto importanti blocchi di indirizzi ai gestori di servizi VPN
Secondo quando riporta Krebs, alcuni degli indirizzi raccolti da Golestan sarebbero finiti nel mirino di Spamhaus, una soluzione alla quale fanno affidamento molti operatori di rete per contrastare l’ondata di email indesiderate. Golestan ha quindi iniziato a rivendere indirizzi IP principalmente ad aziende che commercializzano servizi VPN e che aiutano gli utenti a nascondere i loro veri indirizzi IP online.
In un’intervista del 2020, resa proprio a Krebs, Golestan sosteneva che la sua azienda era responsabile della negoziazione di circa il 40% degli indirizzi IP complessivamente utilizzati dai più grandi fornitori di servizi VPN al mondo.
Il Dipartimento di Giustizia afferma che il manager sconterà 60 mesi di carcere, seguiti da un periodo di sorveglianza ordinato dal tribunale di ulteriori 2 anni. Il CEO di Micfo è obbligato a pagare quasi 77.000 dollari di risarcimento ad ARIN a fronte del lavoro di consulenza svolto nell’assistenza dei federali.