Quest’anno, e precisamente durante il mese di agosto 2019, si celebreranno i primi 20 anni di WiFi. La prima versione del protocollo 802.11 fu pubblicata nel 1997 ma soltanto due anni dopo, a partire dall’agosto 1999 il termine WiFi cominciò a essere utilizzato a livello commerciale.
La Wi-Fi Alliance, che ancor oggi si occupa dello sviluppo dello standard e dei vari aggiornamenti, aveva infatti ingaggiato una società di consulenza per definire il nome definitivo che fosse più facilmente pronunciabile rispetto a “IEEE 802.11b Direct Sequence“.
Già nel 1999, infatti, fu approvata la versione 802.11b che permetteva velocità di trasferimento dati in modalità wireless fino a 11 Mbps quando con la prima versione non si superavano i 2 Mbps.
Per 20 anni il WiFi è stato e continua ad essere protagonista indiscusso della connettività aziendale e domestica. La sua pervasività assicura che – indipendentemente dall’espansione dell’ecosistema wireless – il WiFi continuerà a coesistere come infrastruttura con il 5G e le altre tecnologie wireless di nuova generazione per connettere persone, tecnologie e comunità.
All’inizio della storia, i prodotti collegati in rete wireless si chiamavano WaveLAN: si scelse poi l’appellativo WiFi perché “orecchiabile” anche se privo di un significato ben preciso.
Se HiFi è acronimo di High Fidelity nel caso dei sistemi audio, WiFi non è traducibile con Wireless Fidelity perché non avrebbe alcun senso. Ma il marketing è il marketing e la stessa Wi-Fi Alliance agli albori della storia del WiFi giocò con la denominazione scelta.
Se una volta i chip WiFi erano appannaggio di soli router e PC/notebook, la presenza della funzionalità accomuna oggi una vasta schiera di dispositivi – anche di dimensioni ultracompatte – completamente differenti l’uno dall’altro.
“Oggi,il WiFi permette di avere smart school con lavagne e schermi wireless; ospedali intelligenti con pompe di trasfusione, monitoraggio dei pazienti e sistemi video senza fili; case intelligenti con serrature, luci, musica e TV gestite via WiFi; industrie intelligenti con sistemi di produzione e nastri trasportatori WiFi“, osserva in una nota Extreme Networks, fornitore di soluzioni di rete basate su software, dalla periferia delle reti aziendali al cloud, al servizio della trasformazione digitale.
Dove sta andando il WiFi
Ad ottobre dello scorso anno la Wi-Fi Alliance ha deciso di rivedere le denominazioni dei vari standard WiFi optando per nuove sigle immediatamente comprensibili: WiFi 4, WiFi 5 e WiFi 6 (vedere Bando alle sigle che contraddistinguono gli standard 802.11: arrivano Wi-Fi 6, 5 e 4).
WiFi 6 corrisponde allo standard di nuova generazione 802.11 ax che aumenta significativamente le velocità di trasferimento dati, usa bande di frequenza aggiuntive, usa la tecnologia OFDMA (Orthogonal Frequency-Division Multiple Access) per migliorare l’efficienza spettrale, ottimizza i tempi di connessione e offre una connessione molto più stabile anche nelle aree più affollate oltre a meccanismi di beamforming: WiFi 6, le novità della prossima generazione.
Proprio Extreme Networks è la prima azienda a offrire access point WiFi 6 progettati in modo specifico per le esigenze di installazione in ambienti di grandissime dimensioni come gli stadi.
La società è infatti fornitrice della NFL (National Football League) oltre che di molte strutture universitarie avendo quindi già acquisito una solida esperienza nella soluzione dei problemi legati agli ambienti all’aperto con reti ad altissima densità.
Con l’avvento del 5G il WiFi è destinato a morire? Assolutamente no. Il WiFi è la tecnologia wireless predefinita per la maggior parte degli apparati e nessuno è pronto a cambiare questa situazione in tempi brevi. Anche perché le reti 5G sono nate per essere promosse e dispiegate sul territorio dagli operatori di telecomunicazioni mentre il WiFi viene incontro alle esigenze “locali” di aziende, professionisti e utenti finali che possono continuare a configurare in maniera totalmente indipendente router, access point e altri apparati per il networking.
Il lancio dei primi dispositivi WiFi 6 (802.11 ax o High-Efficiency Wireless) non potrebbe arrivare nel momento migliore poiché la maggior parte dei problemi affrontati da vendor di networking e aziende con le implementazioni delle reti Wi-Fi 5 o 802.11 ac sono relativi proprio all’efficienza.
Lo standard WiFi 802.11 ac è ancora solido e ha fatto il suo dovere sin dal momento della sua nascita, ma il nuovo 802.11ax rappresenta un’ulteriore evoluzione basata sulle stesse tecnologie ma con diverse varianti, nuove funzionalità e miglioramenti ai quali abbiamo fatto cenno in precedenza. La velocità massima teorica degli apparati 802.11 ac è limitata a 1,3 Gbps mentre sono già stati presentati i primi router capaci di gestire fino a 6 Gbps: ASUS presenta il primo router WiFi 802.11ax: fino a 6 Gbps di banda.
Accanto a WiFi 6 diverrà operativo anche WiGig: WiGig: cos’è e come funziona la tecnologia che affiancherà Wi-Fi 6 o 802.11 ax.
Grazie alle più recenti specifiche 802.11 ay si potranno trasferire dati fino a 10 Gbps anche se la tecnologia non sostituirà affatto WiFi 6 ma anzi ne costituirà il compendio.
Anche perché, almeno inizialmente, il raggio di copertura di WiGig sarà molto limitato e non supererà i 30 metri.
Per approfondire suggeriamo anche la lettura dell’articolo Rete mesh, cos’è e come funziona.