Con la decisione di passare all’architettura ARM per i suoi Mac, Apple ha spiazzato molti. La mossa è frutto del lavoro svolto dagli ingegneri della Mela negli ultimi anni e che Steven Sinofsky, ex presidente della divisione Microsoft Windows, ha ben riassunto descrivendo la storia di Apple fino al lancio dei nuovi SoC M1 Pro e M1 Max.
Il chip M1 Max è attualmente il più potente della nuova gamma ed è utilizzato sui MacBook Pro 16 di nuova generazione.
Confrontato con il Core i9-12900HK di Intel, il processore Alder Lake dell’azienda di Pat Gelsinger batterebbe il concorrente Apple sia in multi-thread che in single-thread (rispettivamente 13.456 contro 12.683 punti e 1.833 contro 1.781 punti in Geekbench).
Il divario con Cinebench R23 è più marcato ed è quantificabile in un 30% di performance in più a vantaggio del processore Intel. A fronte di ciò, tuttavia, mentre l’M1 Max raggiunge le sue prestazioni con un consumo energetico di circa 40 W, il Core i9-12900HK ha bisogno di 94 W. Più del doppio. In altre parole il 30% in più di prestazioni per il 135% in più di consumo energetico.
Per un notebook l’aspetto legato al risparmio energetico risulta fondamentale: la differenza è che il sistema basato su M1 Max può continuare a fornire massime prestazioni anche quando è alimentato a batteria mentre il Core i9-12900HK deve necessariamente scendere a compromessi.
Intel deve quindi necessariamente continuare a lavorare sull’ottimizzazione dei consumi energetici sui processori per notebook. L’azienda di Santa Clara può comunque contare su un buon margine di manovra parlando di processo produttivo.
L’Apple M1 Max utilizza un processo a 5 nm mentre il processore Intel è a 7 nm, quello che in precedenza era chiamato 10nm SuperFin Enhanced.
Con il passaggio ai 5 nm Intel potrebbe ridurre in modo marcato il consumo di energia per poi passare all’era angstrom.
I processori Raptor Lake di tredicesima generazione, attesi per la seconda parte dell’anno, potrebbero segnare il passaggio ai 5 nm.