L’architettura x86 già da almeno un decennio ha cominciato a far sentire “il peso” della sua lunga storia: x86, le origini dell’architettura: perché è feudo di Intel e AMD.
Un’alternativa per il mondo dei PC non è mai stata proposta in questi anni e allora è ARM che ha iniziato a farsi prepotentemente strada presentando soluzioni più lontane dal mondo dei dispositivi mobili e più vicine al mercato dei computer e dei server.
Dopo il convinto abbraccio di Apple all’architettura ARM utilizzata sotto forma di un chip personalizzato sui nuovi Mac (M1, Apple Silicon: perché il nuovo chip M1 è così veloce?) scegliendo di mettere alla porta i processori x86 di Intel, adesso arriva anche la conferma del pieno supporto a livello di kernel Linux.
Linus Torvalds ha confermato che con la versione 5.13 del kernel Linux il nucleo del sistema operativo diventa compatibile con il chip M1 di Apple.
Certo, si tratta ancora di un’implementazione preliminare: mancano ancora diverse cose tra le quali il supporto per l’accelerazione hardware basata sulla GPU. Quella che viene posta è però una vera e propria pietra miliare: con questo aggiornamento del kernel, che arriverà in versione finale tra giugno e luglio prossimi, Linux potrà sfruttare appieno il potenziale del chip Apple M1 grazie all’esecuzione nativa, senza dover ricorrere all’emulazione o alla virtualizzazione. Con un marcato miglioramento sul versante prestazionale.
Gli utenti possessori di un nuovo MacBook Air, MacBook Pro, Mac mini o iMac basato su chip M1 potranno eseguire anche Linux al massimo delle performance (in futuro arriveranno comunque altre ottimizzazioni).
Per il momento Linux non potrà funzionare sugli iPad Pro M1 per via delle più severe restrizioni imposte da Apple in fase di avvio e del bootloader utilizzato che differisce rispetto a quello dei sistemi Mac.