Da Lucy Koh, il giudice federale che ormai da tempo sovrintende la vertenza che vede fronteggiarsi nelle aule di tribunale i due colossi Apple e Samsung, arriva un esplicito invito rivolto alle società: accordatevi prima che venga emesso un verdetto.
“Vedo dei rischi per entrambe le aziende se dovessimo arrivare ad una sentenza“, ha affermato il giudice sollecitando un tempestivo incontro tra gli amministratori delegati di Apple e Samsung. La Koh ha aggiunto che se sino ad oggi entrambi i colossi hanno agito per dimostrare al mondo intero come ciascuno disponga di una vasta dote di brevetti e detenga diritti intellettuali su molteplici tecnologie, il messaggio è ormai giunto a destinazione e sarebbe quindi controproducente per i rispettivi interessi proseguire il contenzioso.
“È arrivato il tempo della pace“, ha dichiarato rivolgendosi ai legali di Apple e Samsung che hanno risposto precisando che ci sarà a breve almeno un incontro telefonico tra i CEO delle due società.
Apple ha chiesto alla corte di obbligare Samsung al versamento di un importo pari a 2,5 miliardi di dollari a titolo di risarcimento danni. L’accusa rivolta al gigante coreano è quella di aver “plagiato” prodotti quali iPhone ed iPad per disegnare il “look” dei suoi dispositivi mobili (Galaxy in primis). Samsung ha sempre fermamente negato la versione dei legali della Mela reagendo con una controdenuncia per violazione della sua proprietà intellettuale.
La vertenza dovrebbe aver fine nel corso della prossima settimana con le argomentazioni finali delle parti, martedì prossimo.
In ogni caso, i dispositivi mobili di Samsung Galaxy Ace, Galaxy S i9000 e Galaxy S II i9100 sono stati stralciati dal processo perché, secondo la giudice Koh, non essendo commercializzati negli Stati Uniti non possono essere oggetto di alcun tipo di contestazione.
Apple, nelle scorse ore, aveva reso pubblico uno schema che riassume – in forma tabellare – le accuse rivolte nei confronti di ciascuno dei 28 prodotti a marchio Samsung oggetto di contestazione (vedere questa immagine). Le stime di Apple parlano di incassi aggiuntivi, per Samsung, pari a 8,16 miliardi di dollari: tale somma sarebbe direttamente derivata dallo sfruttamento di tecnologie che non le appartenevano e per le quali non aveva ottenuto i diritti di licenza.
Samsung ha replicato cercando di “smontare” l’accusa: per far cadere il castello costruito da Apple, l’azienda coreana ha sottoposto all’attenzione del giudice software antecedenti ad iOS, sviluppati presso il laboratorio di ricerca Mitsubishi, che già consentivano l’utilizzo di funzionalità poi integrate nel sistema operativo di Apple. La Mela ha però contestato la veridicità di alcune delle “date” in gioco.
Non è dato sapere, almeno per il momento, come si concluderà il processo e, soprattutto, se la parola fine sarà posta dal giudice Koh oppure attraverso un accordo tra le parti sinora parso sempre pressoché impossibile.