Esattamente un mese fa avevamo dato conto delle contestazioni inviate a Whatsapp, notissima applicazione per l’instant messaging compatibile con varie piattaforme mobili (Android; BlackBerry OS, iOS; Symbian S60; Windows Phone), da parte delle autorità per la protezione dei dati personali di Olanda e Canada.
Le eccezioni sollevate riguardavano essenzialmente l’accesso incondizionato, da parte dell’applicazione, alla rubrica telefonica, requisito considerato eccessivo dagli uffici dei garanti privacy (Whatsapp: beghe privacy e “canone di abbonamento”).
Il Garante per la protezione dei dati personali italiano, da parte sua, ha appena deciso di richiedere – in via ufficiale – alcuni chiarimenti a Whatsapp. L’autorità, presieduta dal 2012 da Antonello Soro, ha chiesto conto di una serie di aspetti: “quali tipi di dati personali degli utenti vengono raccolti e usati al momento dell’iscrizione e nel corso dell’erogazione dei servizi di messaggistica e condivisione file; come vengono conservati e protetti questi dati; le misure adottate (es. cifratura, generazione di credenziali etc.) per limitare il rischio di accesso da parte di soggetti diversi dagli interessati e, in particolare, se siano stati previsti sistemi contro gli attacchi tipo “man in the middle”, volti ad acquisire illecitamente il contenuto dei messaggi scambiati mediante l’applicazione“, si legge in una nota dell’ufficio del Garante.
L’autorità del nostro Paese ha invitato i responsabili di Whatsapp, inoltre, ad indicare per quanto tempo vengono conservati i dati degli utenti e il numero degli account riferibili a soggetti residenti in Italia.