Mozilla Corporation sta vivendo un cambio significativo nella sua leadership. Mitchell Baker ha appena rinunciato al suo ruolo di CEO, per tornare a ricoprire l’incarico di presidente esecutivo.
Dopo 25 anni in Mozilla, la Baker ha assunto diverse cariche ma è necessario guardare a forze fresche per guidare con successo l’azienda nelle prossime delicate fasi del suo futuro. A raccogliere il testimone è Laura Chambers, membro del consiglio di amministrazione dal 2021. In un post su LinkedIn, Chambers ha espresso il suo entusiasmo per il ruolo di CEO della quale è stata appena investita, sottolineando l’impegno per costruire un Web migliore, lontano da approcci che possano finire per essere divisivi e portare vantaggi soltanto a un ristretto gruppo di soggetti.
Tanti progetti in casa Mozilla, ma Firefox non cresce in termini di quote di mercato
Sotto la guida di Baker, Mozilla ha dato forte impulso a diversi progetti: alcuni di essi, tuttavia, non hanno ottenuto il successo sperato. Il prodotto di punta, il browser Firefox, è ad oggi la quarta applicazione più utilizzata al mondo per navigare sul Web, con appena il 3,3% delle quote di mercato. In testa, a livello mondiale, resta saldamente Google Chrome (64,4%) seguito da Apple Safari (18,8%) e quindi da Microsoft Edge (5,4%). I dati sono di StatCounter (aggiornati a gennaio 2024).
Storicamente Firefox ha svolto un ruolo preziosissimo ovvero quello di contribuire a rendere il Web più aperto, spronando gli sviluppatori di browser ad adeguarsi agli standard condivisi. La sua visione, inoltre, si è sempre contrapposta a quella dei programmi proprietari, a sorgente chiuso. Tanto che nel periodo tra il 2008 e il 2010, Firefox ha raggiunto la sua quota di mercato più elevata, con circa il 32% secondo alcune stime. Nel corso degli anni successivi, “la fetta di torta” appannaggio di Firefox si è ridotta notevolmente, soprattutto per via dell’arrivo di Google Chrome e delle sue innovazioni architetturali.
Con Chambers al timone, Mozilla intende orientarsi verso un ritorno alle radici, concentrando gli sforzi su prodotti centrali come Firefox e cercando di innovare per riconquistare la fiducia del pubblico.
Le polemiche sui lauti stipendi dei dirigenti
Mitchell Baker ha ricoperto per la prima volta la carica di amministratore delegato dal 2005 al 2008. Dopo la parte di Chris Beard, nel 2019, la Baker è tornata di nuovo alla guida di Mozilla nel 2020, tre mesi dopo aver avallato il licenziamento di circa 100 persone. Ancora, a causa dell’impatto della pandemia sulle finanze aziendali, a stretto giro arrivò l’annuncio di ulteriori 250 licenziamenti.
All’epoca, Cal Paterson, uno sviluppatore software con sede nel Regno Unito e utente di Firefox, pubblicò un’analisi in cui criticava gli importanti compensi riconosciuti da Mozilla ai dirigenti. Da un lato, insomma, i vertici tenevano per sé stipendi significativi ma dall’altro le quote di mercato continuavano a decrescere. “Il 30% di tutta la spesa è destinata a costi di amministrazione“, sosteneva Paterson. “Charity Navigator, un’organizzazione che misura l’efficacia delle ONG, darebbe loro una valutazione di zero su dieci. (…) Per ottenere 5/10 con quella metrica, i costi amministrativi di Mozilla dovrebbero essere inferiori al 25% della spesa e, per ottenere 10/10, sotto il 15%“.
Secondo i documenti finanziari condivisi da Mozilla, il compenso annuo di Baker sarebbe cresciuto dai 5,6 milioni di dollari circa del 2021 a 6,9 milioni nel 2022. Nello stesso periodo, i ricavi di Mozilla, a lungo sostenuti dai pagamenti ricevuti da Mountain View per rendere Google il motore di ricerca predefinito in Firefox, sono scesi 527 milioni a 510 milioni di dollari.
Il futuro di Mozilla sotto la guida del nuovo CEO Laura Chambers
Al di là delle osservazioni in materia di gestione dei costi e di retribuzione dei dirigenti, a questo punto serve una nuova visione e la volontà di tornare a guardare le attività e le comunicazioni online.
Nel 2020, Mozilla è entrata nel business delle VPN. Più di recente, ha lanciato un chatbot basato sull’intelligenza artificiale che non ha convinto il pubblico e a febbraio 2024 è stata la volta di Mozilla Monitor Plus, strumento con cui la società entra nell’affollato business della cancellazione dei dati in nome e per conto degli utenti finali.
Mozilla è anche impegnata a sollecitare interventi da parte delle Autorità di regolamentazione per abbassare le barriere competitive sollevate da Apple, Google e Microsoft. Con Platform Tilt, ad esempio, sta provando a spiegare quali caratteristiche dei singoli sistemi operativi e delle applicazioni della concorrenza minano alla corretta installazione, configurazione e funzionamento di Firefox su tali piattaforme. Un grimaldello che potrebbe essere utilizzato, ancora una volta, per richiamare l’attenzione dell’Antitrust europea, innanzi tutto.