Il browser che riassume i contenuti trovati sul Web: Arc Search

Come funziona Arc Search, il nuovo browser Web per iOS che naviga il Web per conto dell'utente e crea contenuti nuovi a partire dalle informazioni trovate online. Per qualunque query di ricerca.
Il browser che riassume i contenuti trovati sul Web: Arc Search

L’intelligenza artificiale sta a poco a poco conquistando anche i browser Web. C’è però un’azienda che ha sviluppato un nuovo programma per navigare online proprio incentrandolo sul concetto di modello generativo. Si tratta di Arc Browser, un’applicazione nata per mettersi alle spalle gran parte degli schemi tradizionali ai quali ci hanno abituato i browser che tutti conosciamo. Quell’esperienza, tuttavia, sta evolvendo in qualcosa di ancora diverso: Arc Search.

Come funziona il browser che cerca e riassume i contenuti pubblicati sul Web

Gli utenti di Apple iOS possono da oggi scaricare e installare l’applicazione gratuita Arc Search. Di base abbiamo a che fare con un browser che, tuttavia, generare nuove pagine Web a partire dalla query dell’utente.

Arch Search, in altre parole, riceve in input un’interrogazione su qualunque argomento, esattamente come fa un qualsiasi motore di ricerca. Anziché limitarsi a proporre i risultati della ricerca, tuttavia, l’app si occupa di “leggere” ed esaminare il contenuto di ciascuna pagina inerente alla query inserita, proponendo poi all’utente un nuovo spunto che rappresenta una vera e propria raccolta di tutto il materiale trovato online. La funziona si chiama Sfoglia per me.

L’utente non è insomma più chiamato ad analizzare, uno per uno, i risultati della ricerca: Arc Search si occupa di svolgere tutto “il lavoro sporco”. La pagina Web prodotta da Arc Search integra i contenuti giudicati di maggior qualità per ogni singola query, presentati sotto forma di articolo inedito. L’applicazione cita le fonti utilizzate per comporre il testo e consente di visitare i siti Web dei quali l’IA si è servita per arrivare all’articolo finale.

È possibile eseguire anche ricerche normali

Se gli utenti non desiderano servirsi della funzionalità basata sull’intelligenza artificiale, possono semplicemente toccare la loro query per passarla a motori di ricerca tradizionali come Google, Bing, DuckDuckGo o Ecosia, a seconda del prodotto impostato come predefinito.

Gli sviluppatori di Arc hanno annunciato che gli utenti possono eventualmente impostare anche Perplexity come motore di ricerca predefinito sul client desktop. Al momento non è dato sapere quando la stessa possibilità sarà fruibile anche dalle app per i dispositivi mobili.

Arc Search offre anche una modalità lettura per tutte le pagine Web ed è possibile inserire i contenuti trovati all’interno dei segnalibri. Il browser provvede ad archiviare le schede aperte dopo un giorno per evitare le tipiche situazioni in cui tante tab si affollano sul dispositivo.

Il futuro di Arc Search e del browser Web basato sull’IA

Per The Browser Company, la società che ha realizzato Arc Search, i futuri browser Web dovrebbero integrare insomma un motore di ricerca, un chatbot AI e una serie di funzionalità per produrre contenuti. Si tratta di pilastri dai quali non è possibile prescindere nella moderna era dell’informazione online.

Arc Search fa parte di un cambiamento più vasto che interessa il browser Arc. L’app mobile è stata principalmente un’app complementare al browser desktop, un modo per accedere alle schede aperte sugli altri dispositivi e niente di più. Con Arc che inizia a essere distribuito agli utenti Windows, The Browser Company si sta preparando a lanciare un sistema di sincronizzazione multipiattaforma, chiamato Arc Anywhere, e a portare alcune delle funzionalità basate sull’intelligenza artificiale su altre piattaforme. La nuova offerta Arc Search per iOS va ad amalgamarsi proprio in questa strategia che, come confermato dal CEO Josh Miller, porterà alla fine ad avere un unico prodotto compatibile con tutti i dispositivi e sistemi operativi.

Le quote di mercato appannaggio di Arc sono al momento minimali. Tuttavia, soprattutto se queste soluzioni dovessero prendere piede, viene da chiedersi quale possa essere il futuro dell’editoria online. Già Google SGE (Search Generative Experience) sta introducendo il concetto di ricerca zero-click: la risposta è sempre più spesso fornita nella parte superiore delle SERP, senza più la necessità di visitare alcun sito Web. Se adesso è un modello generativo a offrire le risposte o a combinare le informazioni trovate sul Web, che interesse avranno gli editori a produrre contenuti di qualità e a investire sul loro business?

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti