Mentre in Italia era ancora domenica, a Singapore era già l’alba di un nuovo giorno. Una giornata destinata a cambiare radicalmente le modalità con cui i nomi a dominio di primo livello (TLD, Top-level domains) sono stati sino ad oggi concepiti e trattati. L’ICANN, ente no-profit che – tra i numerosi incarichi correlati alla rete Internet – provvede ad assegnare indirizzi IP ed a svolgere un’attività di gestione dei nomi a dominio di primo livello, nel corso di una riunione svoltosa nello stato orientale, ha infatti approvato (13 pareri favorevoli da parte dei membri, uno contrario e due astenuti) una modifica da molti valutata come “epocale”.
Nel corso dei prossimi mesi, infatti, agli attuali ben noti 22 TLD (tra i quali .com, .net, .org, .it
), si aggiungeranno – molto probabilmente – decine, se non centinaia, di nuove “denominazioni”.
I nuovi domini potranno essere caratterizzati utilizzando suffissi facenti riferimento al mondo industriale, alla geografia o ad aspetti etnici. “Prende il via una nuova fase per la rete Internet“, ha dichiarato Peter Dengate Thrush, presidente del collegio direttivo dell’ICANN. “A meno che non vi sia una buona ragione per mettere dei paletti, all’innovazione dovrebbe essere sempre permesso di manifestarsi liberamente“.
Secondo le notizie trapelate, la prima “ondata” di nuovi TLD dovrebbe arrivare all’inizio del prossimo anno e potrebbe dare ampio spazio alla fantasia con la possibilità, per le aziende più famose di richiedere dei nomi a dominio di primo livello particolarmente caratterizzanti (già si parla, ad esempio, di .canon
). Dovrebbero poi esserci TLD quali .car, .love, .movie, .web
e si dovrebbe registrare l’apertura verso TLD “non-anglofoni”.
Il 12 gennaio 2012 dovrebbe essere la data di lancio dei nuovi nomi a dominio: a partire da allora, l’ICANN comincerà ad accettare le richieste di registrazione. Una “liberalizzazione” che comunque avrà un costo: la registrazione di un TLD “inedito” potrebbe costare 185.000 dollari (con un canone annuale pari a 25.000 dollari) ed essere quindi appannaggio delle multinazionali più famose ed affermate. Gli utenti comuni potranno comunque, a prezzi contenuti (sebbene i costi dovrebbero essere più elevati rispetto agli attuali) registrare nomi a dominio appartenenti ai TLD già “varati”.