I tecnici dei laboratori IBM Research hanno comunicato di essere riusciti a mettere a punto il primo prototipo di chip realizzato con un processo produttivo a 7 nanometri. Si tratta di un enorme passo avanti rispetto agli “standard” odierni: per la produzione dei processori si ricorre infatti, generalmente, ad un processo produttivo a 22 nm mentre le CPU più evolute sono basate su transistor a 14 nm.
Grazie alle ricerche condotte da IBM in collaborazione con Global Foundries, Samsung e l’istituto politecnico SUNY di Albany (New York), si dovrebbe presto giungere alla produzione di processori di dimensioni ancor più compatte (circa il 50% rispetto alle CPU a 10 nm), utilissimi – evidentemente – soprattutto in ambito “mobile” e cloud (anche grazie ai ridotti consumi energetici che contraddistingueranno i nuovi processori).
Per fare un paragone, il DNA umano è caratterizzato da un diametro di 2,5 nm. Un transistor a 7 nm, quindi, è appena 2,8 volte più grande ma circa 1.400 volte più ridotto del diametro di un capello.
Il processo costruttivo da guinness è stato possibile utilizzando un canale in silicio-germanio (SiGe) nei transitor insieme con una metodologia di produzione basata su un sistema litografico detto Extreme Ultraviolet (EUV).
Non è dato sapere quando le prime CPU a 7 nm possano arrivare sul mercato. Proprio questa settimana Intel avrebbe lamentato alcuni problemi nella produzione di chip Cannonlake a 10 nm (uscita sul mercato prevista per il 2016-2017). Tali difficoltà avrebbero portato la società a sospendere, almeno temporaneamente, i test.
Processori a 7 nm potrebbero non essere prodotti prima del 2018.