Di recente il CEO di Intel, Pat Gelsinger, ha rilasciato una serie di commenti sulla decisione di AMD e NVidia di sviluppare chip ARM per il mondo dei PC. L’accordo di esclusiva tra Microsoft e Qualcomm è ormai agli sgoccioli quindi sempre più aziende investiranno su questo segmento di mercato in modo tale da avere pronti per il 2025 processori ARM performanti, capaci di puntare sul risparmio energetico e di trarre vantaggi dalla massima compatibilità di Windows on ARM con le applicazioni native e con quelle portate in emulazione dalla piattaforma x64.
Nonostante l’impegno di Intel nella produzione di SoC ARM per conto terzi (strategia IDM 2.0) presso i suoi stabilimenti, Gelsinger si dice certo che i PC basati sulla piattaforma ARM godranno di quote di mercato marginali rispetto a quelli costruiti sulla piattaforma x86, destinata a fare sempre la parte del leone. Chi vivrà, vedrà.
Gli errori di Intel secondo Pat Gelsinger
Severo con la concorrenza, l’amministratore delegato di Intel ha comunque voluto fare le pulci alla sua stessa azienda. Secondo il numero uno della società di Santa Clara, sono tre i più grandi fallimenti di Intel, come rivela in un’intervista pubblicata su YouTube:
- non aver investito adeguatamente nel settore degli smartphone e, in generale, dei dispositivi mobili;
- aver bloccato lo sviluppo di una delle prime GPU progettate per supportare le applicazioni di intelligenza artificiale;
- non essersi focalizzata per tempo sulla fornitura di un grande servizio di fonderia (aspetto, questo, sempre più gestito dall’azienda).
I mancati investimenti nel settore degli smartphone
Era il 2008 quando Intel presentò le prime CPU Atom progettate per il mondo degli smartphone. I processori Atom erano chip a basso consumo energetico, principalmente destinati – oltre che ai dispositivi mobili – anche a settori emergenti come i netbook. Queste CPU non riscossero il successo sperato, anche perché – sul versante smartphone – non potevano comunque competere con le prestazioni e l’efficienza garantite dai SoC ARM, che già allora dominavano il mercato.
Intel ha tardato troppo ad entrare nel mercato degli smartphone. Quando l’azienda ha cercato di proposte le sue soluzioni, molte aziende avevano già stabilito partnership consolidate con produttori di chip ARM. Inoltre, gli sviluppatori di software e i produttori di smartphone si erano ormai focalizzati sull’ecosistema ARM. Questi di compatibilità e ottimizzazione software contribuirono a limitare sul nascere il “margine di manovra” di Intel.
La società di Santa Clara accantonò le sue “mire” nel segmento degli smartphone nel 2016.
Il naufragio del progetto Larrabee
Sviluppato nei primi anni 2000, Larrabee è un progetto sviluppato da Intel che fu inizialmente considerato come molto promettente e che aveva come obiettivo quello di creare una nuova classe di processori e acceleratori grafici basati sull’architettura x86.
L’idea di base di Larrabee era quella di creare un processore altamente scalabile e flessibile, una GPU evoluta e ad alte prestazioni. L’intento era quello di rivaleggiare con NVidia e AMD presentando però un approccio innovativo, diverso rispetto a quello adottato dalle GPU tradizionali.
Larrabee avrebbe dovuto combinare elementi di CPU e GPU in un unico processore, consentendo non solo di gestire carichi di lavoro grafici, ma anche e soprattutto di eseguire calcoli generici e pesanti elaborazioni in parallelo. Presentata nel 2007, l’architettura fu accantonata del 2010.
Il problema di fondo è che Larrabee guardava sia al mercato consumer che al mondo HPC (High Performance Computing). Se Intel avesse proseguito con il programma, si sarebbe ritrovata con un set di GPU capaci di sostenere i moderni carichi di lavoro sviluppati dai modelli generativi e dall’IA in generale riuscendo a competere con NVidia.
Con Xeon Phi, Intel ha ripreso da dove Larrabee si era fermato ma il ritardo competitivo accumulato nel corso di anni è rimasto incolmabile.
Attività di fonderia presso i suoi stabilimenti: Gelsinger ci punta tanto
Mentre la decisione è oggetto di critiche da parte, ad esempio, della rivale AMD (secondo la società guidata da Lisa Su, Intel si pentirà di questa scelta), Gelsinger è sempre più determinato a rafforzare la produzione di chip per conto terzi presso gli stabilimenti di Intel andando a rivestire il ruolo ricoperto da colossi come TSMC e Samsung.
In precedenza, Intel aveva tenuto per sé i processi produttivi più avanzati per la realizzazione dei chip. Il CEO di Intel, invece, descrive questo comportamento come un grave errore. Perché? Perché aprendo le sue strutture ad altre aziende, anche ai concorrenti come NVidia, Intel può intercettare imponenti flussi di denaro che – diversamente – sarebbero convogliati nelle casse di TSMC e Samsung proponendosi come un’alternativa concreta.
I capitali così raccolti possono essere utilizzati da Intel per investire non soltanto nella produzione ma anche sulle preziose attività di ricerca e sviluppo, essenziali per la crescita dell’azienda.
Gelsinger ha infine sottolineato che avvantaggiarsi dai trend di mercato è piuttosto complesso perché non sempre è semplice capire come si muoverà la domanda e fare previsioni attendibili a lungo respiro. Sotto la sua guida, tuttavia, Intel ha comunque una visione chiara e sembra avere contezza sulle evoluzioni che permetteranno alla società di rafforzare le sue posizioni e fare business.