Se la principale funzione degli speaker intelligenti è quella di fornire risposte e indicazioni in tempo reale a fronte di una richiesta vocale (grazie agli assistenti digitali preinstallati nel dispositivo), display smart come Google Nest Hub o Amazon Echo Show offrono anche la possibilità di interagire usando la modalità touch.
Le dimensioni ridotte di questi tipi di dispositivi, però, rischiano di essere limitanti limitandone l’impiego a un utilizzo ravvicinato.
La novità è che i tecnici di Google hanno iniziato a lavorare su un meccanismo basato sull’utilizzo degli ultrasuoni: i Nest Hub e Nest Hub Max di prossima generazione saranno in grado di stabilire la posizione dell’utente all’interno della stanza e ingrandire automaticamente i contenuti mostrati sullo schermo in modo da facilitarne la lettura a distanza.
Le onde sonore, su frequenze non udibili dall’orecchio umano, permetteranno ai futuri smart display di rilevare la posizione istantanea degli utenti nell’ambiente circostante. Il sistema operativo adeguerà così le dimensioni di elementi principali come data e ora, meteo, mappe, promemoria, appuntamenti e avvisi.
Al momento, come spiegato gli sviluppatori di Google, la funzionalità di autoscaling non sarà utilizzabile da parte di tutti gli sviluppatori. Sono infatti oggettivamente troppi gli elementi dell’interfaccia da gestire (definendone le relative priorità di visualizzazione).
Alcuni detrattori hanno subito osservato che installando un sensore ultrasonico sui nuovi Nest Hub e Nest Hub Max, Google sarà in grado di “mappare” case e uffici verificando, ad esempio, il numero degli individui presenti, degli animali e la distribuzione degli spazi.