I Google Glass non sono ancora arrivati sul mercato (sono stati distribuiti solo i primi esemplari agli sviluppatori e ad alcuni utenti selezionati) che già cominciano a suscitare grande interesse da parte delle autorità per la protezione dei dati personali di mezzo mondo.
Con una lettera indirizzata direttamente al CEO di Google, Larry Page, i garanti privacy chiedono sin d’ora tutta una serie di delucidazioni sul funzionamento dei Google Glass.
“Quali informazioni raccoglie Google attraverso i “Glass”, i famosi occhiali a realtà aumentata? Con chi le condivide? Come intende utilizzarle? Come viene garantito il rispetto delle legislazioni sulla privacy? Come pensa Google di risolvere il problematico aspetto della raccolta di informazioni di persone che, a loro insaputa, vengono “riprese” e “registrate” tramite i Glass?“. Sono solo alcuni dei quesiti fatti pervenire al numero uno della società di Mountain View.
Le preoccupazioni manifestate nella missiva recapitata presso il quartier generale di Google sono state condivise dal Garante Privacy italiano che non soltanto ripubblica la lettera in lingua originale ma offre ulteriori spunti di riflessione.
La disponibilità di un “concentrato tecnologico” composto da videocamera, microfono e GPS in un dispositivo indossabile, di dimensioni ridotte e dal look piuttosto discreto, qual è l’occhiale per la realtà aumentata firmato Google, viene visto con sospetto dai garanti che chiedono un confronto con la società statunitense.
Antonello Soro, Presidente del Garante privacy, ricorda in particolare le norme che “vietano la messa on line di dati personali senza il consenso degli interessati“. Un prodotto come Google Glass, invece, permetterebbe una semplicissima videoregistrazione dei comportamenti di terzi, senza che questi siano effettivamente informati su ciò che sta accadendo.
Proprio per evitare possibili contestazioni, Google avrebbe per il momento deciso di disattivare tutte le funzionalità per il riconoscimento facciale (Google Glass: niente riconoscimento facciale, per ora).
I garanti privacy auspicano insomma una maggior collaborazione da parte di Google in modo che le autorità possano evidenziare eventuali criticità ben prima del lancio ufficiale del prodotto. “Nonostante l’esigenza più volte affermata che la privacy sia parte integrante della progettazione di ogni prodotto e servizio prima del lancio, nessuna Autorità di protezione dati è stata sentita dalla multinazionale e le uniche informazioni di cui dispongono i Garanti, derivano in gran parte dai media o dalla pubblicizzazione del dispositivo ad opera della stessa Google“, osserva in Garante Privacy italiano.