Nonostante il “bando” di Huawei e di tante altre realtà cinesi voluto dall’amministrazione statunitense, l’azienda conta di tornare sempre più protagonista. La società ha infatti costruito una rete di società e imprese partner che consentirà di produrre chip in maniera del tutto autosufficiente, senza più fare affidamento a risorse disponibili sui mercati occidentali.
Alla olandese ASML, che produce apparecchiature per la litografia ultravioletta estrema (EUV) necessarie ai fini della produzione dei chip più avanzati e miniaturizzati, è stato vietato di esportare la sua tecnologia in Cina. Questa ed altre misure hanno messo Huawei in una situazione in cui era complicato realizzare dispositivi in grado di competere a livello globale.
Huawei dimostra di aver praticamente superato le sanzioni USA
Una prova provata dell’inutilità delle sanzioni a stelle e strisce è giunta, di recente, con la diffusione dei dati di vendita degli smartphone Huawei Mate 60 Pro 5G. Il volume degli esemplari commercializzati dall’azienda fondata da Ren Zhengfei è tornato ai massimi livelli e il SoC congegnato dalla cinese SMIC si è comunque rivelato potente ed efficace. E ciò a dispetto del fatto che il processo costruttivo di SMIC si attesti, nella migliore delle ipotesi, sui 7 nm mentre TSMC e Samsung, ad esempio, sono già sui 3 nm (TSMC ha recentemente presentato chip a 2 nm).
La dimensione del nodo produttivo è cruciale poiché influisce sul numero di transistor all’interno di un chip: maggiormente miniaturizzato è il processo, più elevato è il numero di transistor e più potente o efficiente ne risulta il chip.
Il SoC SMIC Kirin 9000S che equipaggia il Mate 60 è da alcuni considerato come 5 anni indietro rispetto alle soluzioni concorrenti. Non è questo il punto. Si dice che gli USA intendessero riportare la tecnologia cinese indietro di 8 anni; il balzo in avanti recentemente compiuto, può quindi essere considerato come un recupero di un triennio, in un breve lasso di tempo.
Lo stretto legame con SMIC e con altri produttori locali
Stando alle valutazioni di alcuni esperti, SMIC sarebbe già oggi in grado di produrre chip a 5 nm utilizzando apparecchiature DUV (deep ultraviolet), quindi senza spingersi a usare sistemi EUV. Se fosse possibile integrare una tecnologia litografica a nanoimpronta (NIL), come quella annunciata da Canon ad ottobre 2023, SMIC potrebbe essere capace di arrivare fino al nodo di processo a 2 nm.
La catena di fornitura per altri componenti è già in fase di definizione e Huawei prevede di raddoppiare il numero di vendite di smartphone nel corso del 2024. A questo punto, quindi, una società duramente penalizzata dalle sanzioni economiche statunitensi potrebbe dimostrare di riuscire a tornare protagonista, peraltro in una finestra temporale davvero ridotta se si considera la portata e la severità dei provvedimenti d’Oltreoceano.
Huawei, inoltre, collabora strettamente con SiCarrier, produttore specializzato nella progettazione e realizzazione di macchine litografiche: basti pensare che il personale delle due aziende può lavorare direttamente nei siti dell’altra impresa. L’azienda cinese ha poi assunto ex dipendenti di ASML.