Nel corso dell’evento HP Discover 2014, Meg Whitman ha presentato The Machine, la “ricetta” di HP per il computer del futuro. L’amministratore delegato dell’azienda californiana ha spiegato che sino ad oggi, da qualche decennio, abbiamo sempre utilizzato la medesima architettura nella progettazione e realizzazione dei sistemi informatici.
The Machine ambisce a rivoluzionare il mondo dell’informatica proponendo un singolo sistema in grado di assolvere ai compiti tipicamente svolti da una batteria di macchine in un datacenter.
La soluzione di HP, illustrata nel dettaglio da Martin Frink, direttore tecnologico dell’azienda, sfrutta un cluster di processori specializzati connessi fra di loro utilizzando la fotonica (i dati vengono trasferiti sfruttando la propagazione dei singoli fotoni che, a loro volta, compongono la luce) anziché ricorrendo alle tradizionali connessioni in rame.
Al posto di hard disk ed unità SSD, The Machine poggia su memristori, memorie con velocità d’accesso paragonabile a quella delle RAM che tuttavia consentono di conservare dati in maniera non volatile.
Ciò che ha voluto rimarcare HP è che The Machine, la cui commercializzazione potrebbe avvenire già nel 2018, non si rivolge solamente a chi ha necessità di gestire i cosiddetti “big data” ma sarà una piattaforma nuova che tenderà la mano anche a chi vorrà usarla in sostituzione degli attuali personal computer e sui dispositivi mobili.
Frink si è spinto a dichiarare che grazie all’impiego dei memristori, uno smartphone Android consentirà di memorizzare l’intera vita di una persona: “pensate alla disponibilità di 100 TB di storage“.
Inutile dire che ai grandi livelli, The Machine consentirà – secondo Frink – un notevole risparmio in termini di costi (-77%), energia consumata (-89%) e spazio (-80%) rispetto agli attuali sistemi di storage.
Nella foto a lato Martin Frink (HP), mostra i moduli di memoria di “The Machine”.