E’ andata in porto l’intesa tra HP e Phoenix Technologies, uno dei principali produttori di software per BIOS. La stretta di mano fra le due società riguarda l’acquisizione, da parte di HP, di HyperSpace una tecnologia che estende le funzionalità dei firmware basate sulla specifica “EFI” e che permette di eseguire applicazioni prima, durante o successivamente all’avvio del sistema operativo installato sulla macchina. Come avevamo anticipato nel 2007 in questa notizia, HyperSpace permette di caricare istantaneamente versioni ridotte di popolari software opensource per la virtualizzazione, senza la necessità di avviare il sistema operativo. L’obiettivo è quello di rendere più rapido l’accesso a client di posta, browser web, player video – ad esempio – sui notebook ove sia installato Windows. La tecnologia di Phoenix supporta sia piattaforme x86 che processori ARM ma molte caratteristiche addizionali risultano fruibili solo se il sistema in uso supporta le estensioni per la virtualizzazione di Intel.
HyperSpace è pensabile come una piattaforma Linux ad accesso immediato (“instant-on“) che funziona sfruttando un gestore di macchine virtuali (“hypervisor”) leggerissimo integrato a livello BIOS.
L’accordo tra HP e Phoenix, del valore di 12 milioni di dollari, dovrebbe concludersi ufficialmente entro la fine del mese di giugno.
HP non ha rivelato pubblicamente le ragioni dell’acquisizione. La società, comunque, già commercializza un sistema “instant-on” chiamato QuickWeb. Offerto sui notebook di alto profilo, con la mossa di HP la società potrebbe mettere a disposizione una tecnologia simile su una più vasta gamma di dispositivi. Un’altra possibilità, da molti definita “più intrigante”, potrebbe consistere nell’eseguire webOS, sistema operativo che HP ha “ereditato” da Palm dopo l’acquisizione della società, accanto a Windows sui portatili dell’azienda.
) permetterà di avviare più rapidamente il sistema fidando contemporaneamente su tutta una serie di utili ed “inedite” funzionalità. Diversamente rispetto al tradizionale BIOS, UEFI proporrà un’interfaccia grafica più “amichevole”, la gestione dei dischi fissi ultracapienti (oltre i 2 TB) e sarà scritto in C (anziché in “assembly”). In questo modo, pur necessitando di molte più risorse rispetto al BIOS, UEFI sarà decisamente più flessibile.
MSI, famoso produttore taiwanese di motherboard e schede grafiche, è già della partita. La società intende puntare subito sulla soluzione UEFI entro la fine di quest’anno mettendosi alle spalle il BIOS le cui prime implementazioni risalgono addirittura agli anni ’80. Anche Seagate ritiene UEFI “un requisito essenziale” per i personal computer dotati di hard disk molto capienti, superiori ai 2 TB.
Altre informazioni su UEFI sono pubblicate sul sito web di Intel.