Quando ci si connette con una pagina Web che contiene un riproduttore video quest’ultimo interroga il lettore o client per stabilire quali sono le sue abilità.
Per questo motivo, la maggior parte dei servizi di streaming che distribuiscono contenuti usando codec avanzati come HEVC (H.265), AV1 o VP9 codificano anche in H.264.
Se il lettore non riesce a decodificare il flusso video veicolato utilizzando un codec più evoluto, il sito Web attiva il paracadute che consiste nell’utilizzo del classico H.264. In un altro articolo abbiamo visto le principali differenze tra HEVC o H.265 e H.264.
HEVC (High Efficiency Video Coding), il successore di H.264, è stato lanciato nel 2013 ottenendo un grande successo e aspettative ancora maggiori. Questioni legate ai brevetti e le royalty considerate eccessive e mal definite hanno portato a una significativa antipatia intorno allo standard di compressione video HEVC. Mozilla ha scelto di non supportare HEVC in Firefox proprio perché il codec è “gravato da brevetti e royalty”.
Il “carico” è stato aggiunto nel 2015 con l’iniziativa promossa da AOMedia (Alliance for Open Media) della quale Google è azienda fondatrice.
Quest’alleanza tra i grandi nomi dell’industria ha portato alla definizione del nuovo codec AV1 (AOMedia Video 1) che è stato definito intorno a metà 2018.
In passato H.264, conosciuto come AVC, era il codec più popolare per ottimizzare la qualità video e ridurre le dimensioni dei file. Con HEVC, a fronte di una potenza di calcolo aumentata per la codifica e decodifica dei dati, si è potuto puntare sull’efficienza e su una migliore qualità video a bitrate inferiori.
Le piattaforme di streaming online devono infatti necessariamente ridurre la banda di rete necessaria per trasferire i dati sui dispositivi degli utenti. In questo modo si possono contenere i costi, migliorare la qualità delle trasmissioni ed evitare blocchi durante la riproduzione, soprattutto nel corso degli eventi “live”, evitando il problema del buffering. Come abbiamo visto in un altro articolo, i principali player stanno infatti guardano all’utilizzo di codec più efficienti oltre che alla promettente tecnica multicast.
Netflix si è gettata “a pesce” sul supporto di AV1 che, tra l’altro, è aperto, royalty-free e progettato per la trasmissione di contenuti via Internet. Basti pensare che i membri di AOMedia detengono la gestione di tutte le principali piattaforme browser e possono decidere quali codec supportare e quali ignorare.
Apple ha iniziato a supportare HEVC anche in Safari prima di entrare in AOMedia ma come conferma la pagina relativa ai browser compatibili con HEVC e AV1 nessun altro software per navigare sul Web permetteva l’utilizzo di questo codec.
Con la pubblicazione della versione stabile di Chrome 107 (verificare la release in uso digitando chrome://settings/help
nella barra degli indirizzi), il browser di Google abbraccia ufficialmente il codec HEVC o H.265.
Il supporto risulta attivo se e solo se la sottostante piattaforma supporta lo stesso codec in hardware, indipendentemente dal sistema operativo utilizzato, sia esso Windows, Linux, macOS, iOS o Android.
Cosa cambia con l’adozione di HEVC da parte di Chrome?
Diciamo che al di là dei browser, il supporto HEVC è quasi universale ed è ampiamente utilizzato per lo streaming di contenuti “da salotto”.
HEVC domina su smart TV, TV box, chiavette multimediali e ha riscosso un buon successo sui dispositivi mobili ma non ha mai sfondato ovunque nonostante offra un notevole risparmio in termini di larghezza di banda rispetto a H.264.
Apple ha aggiunto il supporto HEVC a iOS, macOS e tvOS nel 2017; Android 5 e versioni successive supportano HEVC, principalmente tramite supporto hardware per preservare la durata della batteria e garantire la riproduzione a schermo intero.
Il supporto a livello di sistema operativo aveva permesso di rendere compatibili le singole app con HEVC ma non Chrome che fino all’annuncio odierno non risultava compatibile con il codec.
Ora che anche Chrome può riprodurre contenuti HEVC, è caduta anche una delle poche ultime restrizioni che rimanevano all’appello.
La mossa di Google apre le porte all’uso della codifica HEVC sul Web ma rallenterà lo slancio verso l’adozione di massa di AV1?
C’è un aspetto importante da tenere presente: nell’attuale implementazione Chrome permette sì la riproduzione di contenuti HEVC ma non supporta la tecnologia DRM Widevine. In pratica il browser Google è attualmente in grado di gestire solamente contenuti HEVC veicolati in chiaro e non protetti.
Da più parti si sono sollevati non pochi mugugni se non vere e proprie critiche. È infatti un dato di fatto che Google, un importante membro di AOMedia, sta ora abbracciando HEVC. Nove anni dopo il lancio di HEVC e cinque anni dopo AV1 ci sono ancora troppe incertezze che tendono e tenderanno a rallentare l’adozione di entrambi i codec da parte dell’industria. I produttori, infatti, sono riluttanti a fare cambiamenti importanti quando l’ecosistema non è ben definito e se grandi aziende come Google hanno le risorse per supportare contemporaneamente più tecnologie come HEVC e AV1, molte realtà di più piccole dimensioni non possono fare lo stesso e una scelta sbagliata o avventata spesso si paga a caro prezzo.