Un suono molto potente può arrivare a spaccare un vetro. E se succede con il vetro è assai probabile che accada anche con altri materiali.
Qualche mese fa avevamo spiegato come le onde sonore possano arrivare a rendere inutilizzabile un hard disk: Certi tipi di suoni possono mettere fuori uso gli hard disk.
Suoni oltre i 120 dB su determinate frequenze possono creare un effetto di risonanza sui piatti che compongono gli hard disk provocando la corruzione dei dati e danneggiando l’intero disco.
L’esistenza di questa problematica era quindi nota già da tempo: la novità portata all’attenzione dei partecipanti alla 39esima conferenza organizzata dall’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) in materia di sicurezza e privacy dai ricercatori dell’Università del Michigan è che si possono usare anche gli ultrasuoni per mettere al tappeto gli hard disk magnetomeccanici.
L’attacco presentato da Connor Bolton (Università del Michigan) è stato battezzato Blue Note e sfrutta una combinazione di suoni udibili dall’orecchio umano e frequenze irrilevabili.
Il suono udibile provoca la vibrazione di piatti e testine degli hard disk mentre gli ultrasuoni traggono in inganno il sensore montato sul disco fisso che permette di sospendere temporaneamente tutte le operazioni di lettura e scrittura nelle situazioni di emergenza. I ricercatori hanno dimostrato come questo tipo di attacco combinato impedisca all’hard disk di porre in campo le opportune contromisure al momento dell’inizio della vibrazione risultando così esposto all’aggressione e, di conseguenza, irrimediabilmente danneggiato.
Gli hard disk sono ampiamente utilizzati nei sistemi di videosorveglianza: un attacco come il Blue Note, quindi, può consentire di mettere fuori uso le videocamere di sicurezza impedendo loro la normale attività di registrazione.
Bolton ha osservato che un aggiornamento del firmware su ciascun prodotto utilizzato per la memorizzazione dei dati che utilizza parti mobili e piatti rivestiti in materiale ferromagnetico consentirebbe di ridurre al minimo l’eventualità che i dati possano risultare corrotti.
Di recente gli ultrasuoni si erano dimostrati una vera e propria spina nel fianco per gli assistenti digitali come Google Assistant, Siri, Alexa e Cortana: Come trarre in inganno gli assistenti digitali quali Google Assistant, Alexa, Siri e Cortana con gli ultrasuoni. Si tratta di un attacco completamente diverso e con differenti finalità ma l’utilizzo di frequenze superiori a quelle mediamente udibili dall’orecchio umano sembrano essere troppo spesso ignorato dai produttori hardware.
Attacchi simili a quello descritto (Blue Note) non interessano ovviamente le unità a stato solido (SSD).