La tracciabilità delle transazioni con le criptovalute dipende dalla blockchain utilizzata e dal tipo di criptovaluta coinvolta. Non corrisponde al vero, come molti ritengono, che i flussi di denaro da un soggetto all’altro non possano essere soggetti ad alcun tipo di verifica. Bitcoin, ad esempio, fa uso di una blockchain pubblica: le transazioni sono tracciabili e consultabili da parte di chiunque. È possibile verificare gli indirizzi dei mittenti e dei destinatari, così come la quantità di Bitcoin trasferita. Ethereum e altre criptovalute alternative offrono un livello di trasparenza simile. Le blockchain utilizzate nell’ambito delle criptovalute sono registri digitali decentralizzati e immutabili che tracciano tutti i movimenti e le attività correlate.
Oggi tante testate stanno battendo la notizia secondo cui Hamas, l’organizzazione terroristica dietro i sanguinosi attacchi a sorpresa che sabato hanno colpito centinaia di israeliani inermi, ha finanziato le sue operazioni utilizzando decine di milioni di dollari raccolti tramite l’utilizzo di criptovalute.
Putroppo, non è una novità. Si calcola che tra agosto 2021 e giugno 2023, Hamas, il gruppo palestinese Islamic Jahid (PIJ) e i libanesi di Hezbollah, avrebbero ricevuto complessivamente oltre 134 milioni di dollari in criptovalute. Almeno stando a quanto riportato nei resoconti degli ordini di sequestro disposti dal governo israeliano e dai report sulle analisi svolte a livello di blockchain in anni di lavoro.
Blocco delle crypto utilizzate da Hamas e da altri gruppi terroristici per finanziarsi
A giugno scorso l’exchange di criptovalute Binance ha congelato un importante quantitativo di “monete digitali” perché, stando a quanto riferito, erano riconducibili a Hezbollah, un nemico di lunga data di Israele. Un portavoce di Binance ha dichiarato che la società con sede a Singapore “ha lavorato in tempo reale, 24 ore su 24” per impedire ai gruppi terroristici di accedere alle criptovalute e conta di essere riuscito nell’intento di bloccare i fondi di Hamas.
Le criptovalute, come abbiamo detto, sono in generale tracciabili ma c’è il problema di fondo dello pseudonimato. Alcuni utenti, infatti, si servono di indirizzi che non sono direttamente collegati con le loro identità del mondo reale. Ciò rende più difficile collegare un indirizzo di criptovaluta a una persona specifica. Esistono comunque aziende specializzate in analisi forense delle blockchain che possono cercare di tracciare e identificare le transazioni. L’Europa, da tempo, si è attivata per una legge volta a regolare l’utilizzo delle criptovalute.
Sarebbe sciocco ritenere che le organizzazioni terroristiche possano finanziarsi esclusivamente con le criptovalute: possono attingere a filoni che, storicamente, sono parsi quasi inesauribili. Ma sarebbe altrettanto folle non accorgersi di come, da anni, il business terroristico abbia imboccato altre strade e si avvantaggi proprio delle valute digitali per prosperare e porre in essere i suoi crimini.
Il fatto è che i controlli svolti fino ad oggi sulle criptovalute e sul loro utilizzo per fini illeciti non è evidentemente sufficiente. E la battaglia sarà certamente complessa perché se Bitcoin ed Ethereum, ad esempio, offrono un maggiore livello di controllo sulle transazioni, altre criptovalute sono certamente più complesse da tracciare.
Cosa si può fare per bloccare gli utilizzi illeciti delle criptovalute
La chiave per rilevare e de-anonimizzare le attività illecite sulla blockchain e impedire ai criminali di sfruttare le criptovalute per finanziare le loro attività risiede nell’analisi crittografica specializzata e nella cosiddetta blockchain intelligence.
Si tratta degli unici modi che le forze di polizia e le organizzazioni di sicurezza possono sfruttare per gestire minacce complesse. Le attività di contrasto degli utilizzi illeciti delle crypto passano per l’identificazione di transazioni illecite o sospette, il tracciamento delle attività sulla blockchain, il controllo delle scie di denaro.
Molte autorità di regolamentazione stanno considerando l’applicazione di normative antiriciclaggio, meccanismi che impediscono il cripto-riciclaggio, sistemi di verifica delle fonti dei beni digitali (prima di mettere i crypto-asset a disposizione dei beneficiari, i fornitori verificano che l’origine non sia soggetta a misure restrittive e che non ci siano rischi di riciclaggio).