HADOPI: la prima condanna di un cittadino francese

La seconda versione della legge HADOPI, la norma approvata in Francia e conosciuta come "legge dei tre schiaffi", ha fatto la sua prima vittima.

La seconda versione della legge HADOPI, la norma approvata in Francia e conosciuta come “legge dei tre schiaffi“, ha fatto la sua prima vittima. Dopo un anno e otto mesi di attività (HADOPI è entrata in vigore il 1° gennaio 2010), è un falegname 40enne – Alain Prevost – ad aver subìto la prima condanna. L’uomo è stato portato in tribunale con l’accusa di aver scaricato illecitamente e conservato sul proprio sistema alcuni brani musicali dell’artista barbadiana Rihanna. Ad aver commesso materialmente il fatto, però, non sarebbe stato Prevost ma quella che a breve sarà la sua ex moglie (i due coniugi hanno infatti avviato già da qualche tempo le pratiche per la separazione).
Sebbene, dinanzi alla corte, la moglie avesse confermato di aver illegalmente scaricato due canzoni di Rihanna, Prevost è stato comunque ritenuto colpevole di non aver messo in sicurezza la sua rete Wi-Fi. Quando offrì la sua versione dell’accaduto, inoltre, il falegname si è autoincriminato ammettendo di sapere che sua moglie aveva scaricato quei brani musicali coperti dalle disposizioni a tutela del copyright.
Prevost dovrà quindi versare una sanzione di 150 euro.

Si tratta del primo procedimento sanzionatorio che, dall’inizio del 2010, la legge HADOPI ha prodotto in terra francese. Secondo quanto stabilisce la normativa, allorquando un utente venisse sorpreso ad effettuare il download di materiale coperto dalle norme sul diritto d’autore, il suo provider Internet dovrebbe inviargli tempestivamente un’e-mail di avviso. Qualora il comportamento irregolare perdurasse, l’utente potrebbe vedersi recapitare una comunicazione certificata mentre, come terzo ed ultimo schiaffo, se il download illecito di contenuti continuasse, il provider Internet dovrà bloccare all’accesso alla Rete.
Stando alle statistiche che sono state pubblicate in questi giorni, i detentori dei diritti sui contenuti “piratati” avrebbero sino ad oggi individuato circa tre milioni di indirizzi IP francesi “macchiatisi” del download di opere tutelate dal diritto d’autore. Agli utenti cui corrispondevano all’incirca 1,15 milioni dei tre milioni di indirizzi “rastrellati”, sarebbero state inviate altrettante e-mail di avviso (prima segnalazione o “schiaffo”). 102.854 sarebbero stati oggetto della seconda comunicazione mentre 340 dell’intervento più incisivo. Di questi ultimi utenti, infine, 14 persone sono state segnalate alle autorità d’Oltralpe per l’avvio di un procedimento giudiziario.

Prevost ha spiegato di aver ricevuto le prime due segnalazioni e di aver contattato HADOPI attraverso il legale della moglie. Dal momento che era ormai in rotta con il partner, l’uomo ha – come azione preventiva – disdetto il contratto di abbonamento Internet non ricevendo più, così, le comunicazioni dell’autorità francese per la tutela dei diritti in Rete. Ne è scaturita l’accusa di aver ignorato le missive firmate HADOPI che ha portato alla convocazione di Prevost presso la stazione di polizia locale. Dopo essergli stato eliminato tutto il contenuto del suo personal computer (dietro versamento, a suo carico, di un importo pari a 50 euro), il falegname è stato comunque poi convocato in tribunale.

Appare (…) evidente che i primi numeri dell’HADOPI – quelli completi saranno resi noti solo alla fine di settembre – raccontano di un’Autorità costosa e di procedimenti troppo macchinosi per i risultati raggiunti e auspicati“, ha osservato Guido Scorza, avvocato, dottore di ricerca in informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie, in un articolo pubblicato sul suo blog.Oltre 6 milioni di euro di costi, 18 dipendenti coinvolti a tempo pieno, oltre 300 procedimenti avviati, 14 dei quali tradottisi in procedimenti penali che impegneranno per anni la magistratura. (…) Sono fatti e numeri importanti che occorrerà tenere bene a mente, quando, nei mesi che verranno AGCOM riprenderà ad esaminare il regolamento sul diritto d’autore online: il nostro sistema – Autorità ed uffici giudiziari – non sono in condizione di sostenere costi e oneri quali quelli che stanno appesantendo il sistema francese senza, peraltro, produrre risultati straordinari“.

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