Ha senso guardare alle risoluzioni 4K e 8K sui notebook? Il valore ppi (pixel per inch)

Parliamo del ruolo della risoluzione video nel caso dei display utilizzati su portatili, convertibili e dispositivi mobili. Cosa sono i ppi (pixel per inch).
Ha senso guardare alle risoluzioni 4K e 8K sui notebook? Il valore ppi (pixel per inch)

I contenuti con risoluzione 4K (UHD) sono ormai piuttosto diffusi e sono tanti i modelli di notebook che integrano questo tipo di schermi. Ultimamente si fa sempre più un gran parlare dell’8K e diversi produttori hanno in serbo alcune novità in vista del CES 2021 che quest’anno si svolgerà interamente online.

Le immagini riprodotte su monitor e TV sono composte da milioni di pixel: ognuno di essi contiene le informazioni per la resa cromatica RGB di quel particolare punto sullo schermo.
A basse risoluzioni, quando il valore di ppi (pixel per inch) è contenuto, la distanza tra i pixel mette in evidenza gli spazi vuoti presenti e il risultato che si ottiene è un’immagine poco nitida e sgranata.

Quando siamo seduti davanti a un televisore la distanza è abbastanza elevata da non far notare la densità dei pixel. La scelta del valore di ppi assume rilevanza a seconda della distanza dalla quale si osserva lo schermo: ovvio che un visore per la realtà virtuale dovrà usare un display contraddistinto da un valore ppi elevato.

Quando Apple ha introdotto il suo iPhone 4, nel 2010, la principale novità è stata quella di aumentare la risoluzione dello schermo di quattro volte per raggiungere una densità pari a 326 ppi. Fu Steve Jobs in persona a osservare che il limite percettivo della retina umana è di 300 ppi (da qui si iniziò a parlare di display Retina), almeno per un dispositivo tenuto a una distanza compresa tra 35 e 40 centimetri.
Da DisplayMate l’affermazione di Jobs fu contestata: pur ammettendo la superiorità della soluzione adottata da Apple, si fece presente che l’occhio umane non riesce in realtà a riconoscere densità superiori a 477 ppi, non 326 ppi come dichiarato dalla Mela.
Secondo DisplayMate tale valore sarebbe corretto per l’osservazione dello schermo a una distanza non inferiore a 45 centimetri.

Dettagli a parte, la qualità dell’immagine nel caso degli smartphone è comunque migliorata notevolmente nel corso degli anni e l’intera industria ha presentato display sempre più impressionanti.

Nel caso del monitor di un PC la distanza è un po’ maggiore rispetto a quella da cui si osserva lo schermo di uno smartphone. Così, in questo caso, la densità presa come riferimento è pari a circa 220 ppi. Qualsiasi schermo con un valore più elevato non dovrebbe evidenziare differenze perché non saremmo in grado di riconoscere i pixel in più.

Su un portatile dotato di uno schermo da 15,6 pollici di diagonale che permette di lavorare con una risoluzione 1080p, la densità è uguale a 141,21 ppi. Lo si può verificare facilmente con questo strumento di calcolo.
Aumentando la risoluzione a 1440p il valore di ppi salirebbe a 188,28; passando a 2160p si avrebbero 282,42 ppi e 259,17 ppi con uno schermo da 17 pollici.

Spingendosi a risoluzioni superiori a 4K, ad esempio già in 5K 16:9 (5120 x 2880 pixel) si avrebbero 345,55 ppi con uno schermo da 17 pollici.

La risoluzione dovrebbe essere in generale funzione delle dimensioni dello schermo. Per schermi da 24 pollici, il Full HD (1080p) è probabilmente la scelta migliore. I portatili e i convertibili con gli schermi più ampi, tranne poche eccezioni, arrivano ai 17 pollici mentre la maggior parte dei modelli integrano uno schermo con una diagonale compresa tra i 12 e i 15,6 pollici.
Con queste dimensioni l’implementazione di uno schermo 4K è uno spreco. Gestire una risoluzione più alta significa infatti dover confrontarsi con un flusso di dati più importante e introdurre un maggiore consumo di batteria.

Ecco perché i miglioramenti futuri per gli schermi dei portatili non saranno sulla risoluzione ma su parametri accessori come la velocità di refresh, la qualità dell’immagine e la profondità del colore.

La densità extra andrebbe bene se si usa un portatile per leggere libri e molta documentazione, ma per questi utilizzi un tablet è decisamente più pratico.
Per le attività quotidiane come la navigazione sul web e il lavoro di ufficio risoluzioni molto elevate e valori di ppi “da urlo” non introducono un vantaggio reale. Tant’è vero che lo stesso Windows 10 applica un ridimensionamento sui sistemi con valore di ppi elevato: DPI, cosa significa e come Windows 10 gestisce gli schermi.

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