Ad agosto Google aveva reso nota la sua intenzione di abbandonare il progetto Wave, lo strumento per la comunicazione e la collaborazione che il colosso di Mountain View aveva svelato a fine maggio 2009. In precedenza abbiamo riportato le considerazioni di Google che, confermando lo scarso interesse da parte degli utenti, aveva aggiunto che quanto sviluppato non sarebbe andato perduto ma sarebbe stato riutilizzato in altri servizi.
Google Wave sembra però essere sul punto di risorgere dalle sue ceneri: alcuni dipendenti di Novell e dell’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin hanno infatti proposto di trasferire all’Apache Software Foundation ampie porzioni di codice del servizio Wave. Ed ecco allora che sull’Apache Incubator, area che – come suggerisce il nome – funge da “laboratorio” per i futuri progetti opensource, è spuntato (ved. questa pagina) “Wave in a Box” (WIAB). Questo il nome del “figlio” di Google Wave che, se il progetto verrà definitivamente approvato, verrà rilasciato sotto licenza Apache.
“Wave in a Box” non integra tutte le caratteristiche che contraddistinguevano Google Wave ma consente comunque agli utenti di allestire anche un proprio server favorendo così i contributi degli utenti e della comunità. Gli sviluppatori che hanno proposto il rilancio di Wave prevedono di realizzare delle API “ad hoc” per interfacciarsi con il prodotto ed un client Web 2.0.
Il primo obiettivo consiste nel migrare il codice di base di Google Wave dai server della società di Mountain View verso l’infrastruttura di Apache. Solo allora lo sviluppo di Wave potrà continuare. L’interesse a lavorare su un’incarnazione “open” di Wave – “Wave in a Box” – sembra esserci tanto che si parla già dell’arrivo di risorse da Novell (appena acquisita da Attachmate), da SAP così come da alcune società collegate alla marina militare degli Stati Uniti. Altre informazioni su ciò che era Google Wave, possono essere reperite in questi nostri articoli.