Prende oggi ufficialmente il via Google Wallet for web content, un esperimento che – come si spiega da Moutain View – mira a verificare “quanto gli utenti sono pronti per acquistare contenuti sul web, a fronte di un meccanismo di pagamento estremamente diretto e semplificato“.
Di Google Wallet abbiamo parlato spesso come sistema che consente pagamenti elettronici facili e veloci servendosi semplicemente di uno smartphone Android dotato di chip NFC (“Near Field Communication“). Sotto lo stesso ombrello (Google ha deciso di utilizzare lo stesso nome), Google ha adesso deciso di porre una nuova iniziativa offrendo la possibilità, ai produttori di contenuti, di monetizzare gli articoli via a via elaborati richiedendo ai lettori una sorta di “obolo” per la lettura completa.
L’editore è obbligato, secondo quanto stabiliscono i termini di utilizzo di Google Wallet for web content a pubblicare un introduzione od un estratto dell’articolo. Poco più sotto si potrà inserire un banner di Google che permetterà, dietro il versamento di una somma contenuta (tipicamente inferiore al dollaro o all’euro), di accedere al testo completo. Se l’acquisto del “diritto di lettura” non ha soddisfatto l’utente (il contenuto dell’articolo non è, ad esempio, ciò che stava cercando), questi può richiedere – entro 30 minuti – il rimborso della quota versata.
Nonostante Google, sulla pagina principale del progetto sostenga di avere dalla sua diversi produttori di contenuti, al momento appaiono davvero pochi gli editori ad aver aderito. Google Wallet for web content sembra creato appositamente per quegli editori che in passato si erano lamentati dell'”indicizzazione selvaggia” da parte di Google senza ottenere nulla in cambio. I vertici di Google hanno sempre sottolineato che i servizi messi in piedi dalla società non sottraggono lettori agli editori: anzi, uno strumento come Google News, ad esempio, può rilevarsi un eccellente meccanismo per guadagnare visitatori. Google Wallet for web content potrebbe essere la leva per ottenere il favore degli editori più intransigenti.