Google One è il servizio di archiviazione online a pagamento di Google: mette a disposizione un quantitativo di storage cloud aggiuntivo rispetto ai 15 GB disponibili con gli account utente gratuiti. Lo spazio è condiviso tra i vari servizi dell’ecosistema Google e può essere messo a disposizione anche di familiari e collaboratori.
Appena poco più di un anno fa, l’azienda di Mountain View annunciava la disponibilità generale di Google VPN come parte integrante di Google One. Il Google VPN consente, quando abilitato, di navigare in sicurezza anche utilizzando reti altrui (si pensi alle WiFi gestite da terzi), evitando il tracciamento del proprio indirizzo IP pubblico.
Le ragioni della chiusura del servizio Google VPN
La società guidata da Sundar Pichai ha ufficialmente confermato che Google VPN chiuderà entro fine 2024. Google One perde insomma un pezzo perché, a detta dell’azienda, la sua VPN non è riuscita a ritagliarsi quote di mercato significative. “Le persone non la stanno utilizzando“, si legge in un commento della società.
Un’eccezione riguarda soltanto i possessori di smartphone Pixel. Chi utilizza dispositivi Pixel 7 e successivi avrà la possibilità di continuare ad accedere al servizio VPN di Google, che rimarrà comunque sempre disponibile.
Secondo l’azienda, inoltre, la decisione di “pensionare” Google VPN permetterà di riciclare le risorse oggi destinate a questo servizio per concentrarsi sulle funzionalità più richieste e apprezzate del pacchetto Google One.
I motivi reali della scarsa affezione degli utenti per Google VPN
La scelta di una VPN gestita da soggetti terzi non è sempre semplice. Chi sceglie una VPN solitamente lo fa per proteggere la propria navigazione online, superare limitazioni geografiche, tutelare la propria privacy e risolvere temporanei problemi di routing.
Di solito, l’attenzione degli utenti interessati a usare una VPN si concentra su quei servizi che garantiscono politiche no-log. In altre parole si privilegiano le offerte di quelle piattaforme che non raccolgono e conservano informazioni sulle attività online svolte dai loro utenti.
Google ha storicamente basato parte del suo business sulle informazioni relative alle preferenze e agli interessi degli utenti: una VPN congegnata dal colosso di Mountain View, quindi, ha mantenuto freddo l’interesse dell’utenza.
Va detto, inoltre, che il servizio VPN Google non permette ad esempio di scegliere la locazione geografica preferita: non è possibile definire il Paese al quale appartiene l’indirizzo IP pubblico col quale ci si presenta agli host remoti. Questa mancanza è particolarmente grave e fa venire meno l’utilità della VPN in molteplici contesti.
Ancora, le funzionalità di split tunneling (possibilità di specificare le app il cui traffico deve transitare attraverso la VPN) e il cosiddetto kill switch sono disponibili soltanto nella versione Android.
Google aveva fornito solide garanzie
La disaffezione degli utenti nei confronti di Google VPN appare evidente nonostante le rassicurazioni che la società fondata da Larry Page e Sergey Brin aveva condiviso in fase di lancio del servizio.
Google, ad esempio, aveva condiviso i dettagli del funzionamento della VPN in un esaustivo white paper; aveva sottoposto il servizio a un audit di terze parti; aveva infine aperto il codice sorgente delle librerie alla base del suo strumento.