Dopo la notizia dell’avvio di un’attività di investigazione da parte della Commission Europea a seguito di alcune denunce pervenute da siti e motori di ricerca concorrenti di Google (ved. questa notizia), il colosso di Mountain View ha voluto chiarire le modalità con cui vengono ordinati i link proposti nelle SERP.
Pur trattandosi di un’indagine a carattere preliminare, Google ha preferito subito sgombrare il campo mettendo sul tavolo alcuni aspetti di ritenuti di importanza cruciale. Amit Singhal, autore di un post sul blog di Google, ha innanzi tutto ricordato come il motore di ricerca gestisca centinaia di milioni di interrogazioni al giorno, il 20% delle quali totalmente nuove. Per trattare adeguatamente un simile volume ed una tale varietà di query, l’azienda utilizza un insieme di algoritmi per setacciare i dati indicizzati: “i nostri algoritmi usano centinaia di differenti indicatori per comporre l’elenco dei primi risultati proposti in risposta ad una specifica interrogazione. Alcuni segnali che rappresentano la rilevanza di una pagina includono, ad esempio, le parole presenti nel testo oppure sono frutto di complessi calcoli sull’autorevolezza degli altri siti che linkano una pagina”.
Singhal ha poi aggiunto come, in una giornata tipo, Google effettui una o due modifiche agli indicatori ed agli algoritmi con lo scopo di migliorare la qualità dei risultati. Il portavoce dell’azienda ha comunque voluto rimarcare come Google non effettui alcuni scelta manuale dei risultati: “crediamo che un approccio simile, che poggia pesantemente sulla sensibilità e sulle preferenze di un singolo non possa produrre la stessa qualità e rilevanza di link come fano i nostri algoritmi automatici”. A sostegno della tesi, Singhal fa notare come il motore di ricerca non proponga i siti di Google tra i primi risultati.
Non c’è nulla, nel post di Singhal, che non fosse già noto: l’azienda ha comunque deciso di tornare sull’argomento “ranking” proprio in forza delle contestazioni giunte alla Commissione Europea in questi giorni.