La Federal Communications Commission (FCC) statunitense, agenzia governativa indipendente incaricata di regolare tutti i possibili utilizzi dello spettro radio, delle telecomunicazioni e delle comunicazioni internazionali, ha deciso di sanzionare Google obbligando l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin a pagare un’ammenda di 25.000 dollari. Secondo la FCC, i responsabili di Google non hanno collaborato con l’agenzia ostacolandone di fatto le attività di investigazione.
Motivo del contendere è ancora una volta il comportamento tenuto tempo fa dagli autoveicoli di Google durante la raccolta delle fotografie a 360 gradi che sono state utilizzate per comporre l’archivio del servizio Street View. Per un certo periodo, il software installato sulle Google-cars non soltanto memorizzava le foto “panoramiche” (aspetto, questo, che non è oggetto di critica) ma tracciava la posizione (annotazione delle coordinate GPS) degli “hotspot” e dei router wireless individuati nei dintorni (memorizzando anche SSID ed indirizzi MAC) ed effettuava anche un’attività di “sniffing” rilevando e salvando le informazioni trasmesse in quel preciso istante. Se non è da considerarsi censurabile la registrazione delle informazioni relative alla posizione di una rete wireless (tali dati vengono comunemente sfruttati, e non soltanto da Google, per consentire al possessore di uno smartphone o di un tablet di stabilire la propria posizione sul globo terrestre senza appoggiarsi al GPS), è proprio l'”intercettazione” dei pacchetti dati in transito sulle Wi-Fi aperte ad aver fatto saltare sulla sedia i responsabili degli uffici privacy di mezzo mondo.
E se la Commission nationale informatiques et libertés (CNIL) francese (ved. questo nostro articolo) ha penalizzato Google, circa un anno fa, con un’ammenda pari a 100.000 euro, la valutazione della FCC – negli Stati Uniti – pare a molti assai più generosa.
Google ha più volte voluto sottolineare che la raccolta dei dati in transito sulle connessioni wireless è stato frutto di un errore e che non si è mai voluto “rastrellare” dati provenienti dalle reti Wi-Fi, tanto meno eventuali informazioni di carattere personale. I vertici dell’azienda hanno assicurato che tale attività non viene più svolta e che Google ha solamente atteso di conoscere dagli uffici privacy la prassi da seguire per la definitiva eliminazione dei dati in suo possesso.