Google Play Store, negli ultimi tempi, è stato fonte di grattacapi per il colosso di Mountain View.
Non parliamo solo dei 700 milioni di dollari della recente controversia legale con gli utenti USA fino alla causa con Epic Games. Tra i tanti problemi dello store digitale di Google figura anche il fallimento del cosiddetto “progetto Everest“. Ma di cosa si tratta?
Secondo alcuni documenti, questo piano era mirato a rinnovare le attività di Play Store, portando potenzialmente Google ad ottimizzare i guadagni derivati dalla piattaforma.
A grandi linee, il progetto prevedeva un nuovo sistema di commissioni ottenute rispetto agli sviluppatori, con un frazionamento delle stesse. In parole povere, nelle intenzioni di Google vi era la possibilità di chiedere una piccola somma di denaro ai produttori di software al momento della pubblicazione sullo store, un’altra somma al momento del download e altro denaro al momento dell’aggiornamento dell’app.
Secondo alcuni calcoli degli esperti, però, il progetto Everest avrebbe assestato un duro colpo al colosso tecnologico, con perdite di introiti stimabili fino a 2 miliardi di dollari.
Progetto Everest: marcia indietro di Google, sviluppatori salvi
Un modello di business, dunque, inapplicabile su Play Store, che è stato accantonato per dare maggior respiro agli sviluppatori.
Come già accennato, il colosso tecnologico è stato di recente “ospite fisso” dei tribunali. Google, infatti, è stata citata in giudizio proprio per questioni legate a Play Store, con i giudici americani che hanno sancito come la piattaforma violi le leggi antitrust.
La causa, risolta il 19 dicembre scorso, ha visto l’azienda dover mettere mano al portafoglio, rimborsando gli utenti americani con 700 milioni di dollari. Nonostante questa cifra possa sembrare enorme, va tenuto conto che il flusso di denaro di questa multinazionale è a dir poco enorme. Basti pensare che il solo Android genera annualmente a Google circa 92 miliardi di dollari.