Questo è un periodo di importanti novità per Google, soprattutto perché legate all’impiego dell’intelligenza artificiale. La Search Engine Experience, ad esempio, riceverà nei prossimi giorni alcuni aggiornamenti che renderanno l’esperienza, appunto, ancora più ricca, anche grazie ai video.
La SGE di Google è una versione sperimentale di Search basata sull’intelligenza artificiale, ed essendo tale non è disponibile per tutti gli utenti. Coloro che però si sono registrati al programma beta, noteranno a breve l’integrazione di video e di immagini nei risultati di ricerca. Se ad esempio si cerca come eseguire una specifica posa di Yoga, il motore AI di Google non solo genererà una descrizione testuale (tramite le informazioni che circolano in rete) ma includerà anche un video da YouTube.
L’AI e la folle corsa dei colossi tech, tra cui Google
Il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI ha dato il via ad una vera e propria gara a cui partecipano le più grandi aziende tech, come Google, Microsoft e Meta. Apple invece manca all’appello e forse la svolta non ci sarà nemmeno nel 2024, ma questo è un altro discorso.
La sfida tra Google e le aziende concorrenti si concentra tutta sul lancio di prodotti basati sull’intelligenza artificiale. Microsoft ha Bing Chat, Meta sta per lanciare i suoi chatbot AI in grado di assumere personalità diverse e Google invece ha Bard, disponibile anche in Italia e forse più versatile e affidabile dell’utilizzatissimo del già citato ChatGPT.
A proposito di Bard, qualcuno potrebbe erroneamente pensare che sia un prodotto simile alla SGE. In realtà, sono due soluzioni molto diverse: Bard è un chatbot con cui poter dialogare ponendo quesiti e chiedendo informazioni su un determinato argomento, la Search Engine Experience è invece un’esperienza di ricerca a tutti gli effetti che però è potenziata dall’intelligenza artificiale.
C’è poi un dettaglio che rende la SGE di Google diversa dai chatbot come ChatGPT, Bing, Bard e così via: la prima fornisce un elenco completo di tutte le fonti da cui ha estrapolato le informazioni. Questo dà la possibilità all’utente di consultare il sito web di provenienza e verificarne, ad esempio, l’attendibilità. Con i chatbot, invece, ci si può solo fidare di ciò che si ottiene come risposta.