Google ha concluso il suo contratto con Appen, società australiana che si è occupata dei Large Language Model (LMM) utilizzati da strumenti come Bard.
Secondo quanto affermato dal colosso tecnologico, la scelta è stata presa per adattare il proprio impegno rispetto alla tante partnership instaurate in questo settore e per aumentare la propria efficienza nella creazione e nella gestione di piattaforme basate sull’Intelligenza Artificiale.
La rescissione del contratto, a quanto pare, è stata una sorpresa per Appen. In una dichiarazione, infatti, l’azienda ha fatto sapere come “Non era a conoscenza della decisione di Google di rescindere il contratto“. Nonostante il termine della collaborazione, Google sta lavorando a stretto contatto con Appen per rendere la transizione il meno traumatica possibile per i dipendenti.
Google e Appen, la fine del rapporto: la società australiana ha contribuito a creare Bard
Società come Appena, molto spesso, gestiscono le fasi meno piacevoli della formazione dell’IA, con scarsi riconoscimenti a livello d’immagine (e non solo) per questo tipo di lavoro. Nello specifico, l’azienda australiana ha di recente avuto una lotta interna per poter aumentare i salari da 10 a 15 dollari all’ora, con molti lavoratori che sono poi stati licenziati.
Secondo quanto riferito dalla CNBC, Appen è stata coinvolta anche nell’addestramento di modelli IA di Microsoft, Meta e Amazon. L’azienda, con il boom dell’IA, sta vivendo una grande crescita: basti pensare che nel 2023 ha avuto entrate pari a 82,8 milioni di dollari. Un contesto dove però, a quanto pare, i lavoratori non vivono una situazione economica florida.
Google non è l’unico colosso tecnologico ad avere problemi con le proprie collaborazioni. Basti pensare a Meta e alla sua partnership con l’azienda Sama, con sede in Kenya. Quest’ultima, con personale utilizzato per moderare i contenuti controversi sui social, ha citato in giudizio l’azienda di Mark Zuckerberg accusata di aver pagato 2,20 dollari all’ora il personale.