A febbraio Google ha lanciato Buzz, una piattaforma di social network e microblogging che si propone di portare una ventata “sociale” nei servizi basati sul web ed offerti dall’azienda di Mountain View. Buzz è di fatto un’estensione di alcune delle funzionalità già lanciate con Google Wave (ved., in proposito, questo articolo) e, nella definizione degli stessi tecnici della società fondata dal duo Page-Brin, è un servizio integrato direttamente in Gmail, che consente di avviare conversazioni sugli argomenti che si ritengono interessanti, condividendo aggiornamenti, foto e video. Nella sua veste iniziale, Buzz è stato però oggetto di numerose critiche ed addirittura di una “class action”.
Il punto contestato è la facilità con cui Buzz è stato collegato ai milioni e milioni di account Gmail attivi in tutto il mondo e la mancanza di un’informazione puntuale sul funzionamento del servizio e sulle modalità di condivisione dei dati.
Da più parti ci si è chiesto perché il colosso di Mountain View non avesse disattivato per default la condivisione delle informazioni con gli utenti correlati. La selezione automatica dei contatti presenti nella rubrica di Gmail e la trasformazione degli stessi in “followers” non ha convinto molti. Troppe le implicazioni relative alla privacy che sono state citate: tra tutte, l’eventualità di condividere – anche inconsapevolmente – informazioni sensibili e di mettere a fattor comune, ad esempio, l’elenco dei propri contatti di posta elettronica.
Le proteste collezionate nel giro di pochi giorni hanno indotto i vertici di Google a rivedere il funzionamento di Buzz, soprattutto per ciò che riguarda l’aspetto privacy.
Oggi arriva da Mountain View una nuova esortazione a rivedere le impostazioni di configurazione di Buzz. La dichiarazione è di Todd Jackson, product manager del progetto, che ammette come il team di sviluppo di Buzz non abbia soppesato attentamente tutti gli aspetti legati al lancio del servizio e ricorda: “stiamo attivandoci il più velocemente possibile per migliorare l’esperienza d’uso di Buzz“.
Jackson ha illustrato le tante modifiche apportate al funzionamento di Buzz, sulla base del riscontro ottenuto dall’utenza. La principale variazione applicata a Buzz consiste nella rimozione del meccanismo di “auto-following“.
Dal momento che molti utenti si sono automaticamente iscritti a Buzz prima dell’applicazione delle modifiche, Google ha deciso di preparare una nuova pagina di conferma per assicurarsi che tutti gli utenti abbiano ben compreso la configurazione utilizzata specificando attentamente con quali utenti le informazioni debbano essere condivise.
Stando alle indiscrezioni pubblicate in Rete, il vice CTO della Casa Bianca – Andrew McLaughlin – sembra non aver posto particolare attenzione nel rivedere le impostazioni di Buzz. Sul web è stata infatti pubblicata quella che pare essere la lista dei contatti di McLaughlin, estrapolata ricorrendo proprio a Buzz. Prima di assumere, negli Stati Uniti, l’incarico governativo, McLaughlin lavorava nelle fila di Google e seguiva proprio le politiche legate alla privacy.
Altre informazioni su Google Buzz sono reperibili facendo riferimento a questo materiale.